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Cinema

Cinema e pizza

Habemus Papam, il miglior Moretti

Un film capace di coniugare dall???inizio alla fine solennit?? e umanit??, debolezza e grandezza. Michel Piccoli ?? perfetto nel ruolo del protagonista.

CINEMA E PIZZA – Prima il cinema e poi la pizza. Prima il buio della sala cinematografica e lo sguardo muto rivolto allo schermo eloquente, poi le luci e il chiassoso brusio della pizzeria dove si impastano e sfornano chiacchiere e commenti di ogni tipo, molti scaturiti proprio dal film appena visto. Il rituale di tanti amici italiani, a volte infrasettimanale a volte weekendaro, consente di prendere una pellicola come punto di partenza per riflessioni, più o meno impegnate. Vogliamo chiamarli “appunti di vista”?

HABEMUS PAPAM (Italia, 2010) di Nanni Moretti. Con Michel Piccoli, Margherita Buy, Nanni Moretti
ECCE NANNI, il migliore – Ecco il miglior Moretti in assoluto e un film bellissimo, che si vede col cuore in gola e col sorriso che affiora qua e là ad alleviare l’inquietidine. Un film capace di coniugare dall’inizio alla fine solennità e umanità, debolezza e grandezza. Michel Piccoli è perfetto nel ruolo del protagonista.
La solennità delle stanze vaticane riccamente affrescate e arredate, l’umanità dei cardinali che sperano in cuor loro di non essere eletti al soglio, sbirciano il voto del vicino, al buio inciampano, come tutti. La grandezza di potere e responsabilità conferite al Papa, la debolezza del protagonista che, eletto al soglio, si sente “falciato come erba, inaridito, dimentica di mangiare il suo pane” (Salmo 101). La grandezza dello psicanalista convocato perché è il più bravo di tutti, ma pare trovare in Vaticano un modo per sfuggire a tutto il resto. Come ci resta male quando il torneo di pallavolo viene interrotto … Soffre forse proprio di quel “deficit di accudimento” più volte menzionato nel film?
Moretti costruisce mirabilmente un film fatto di dramma, umana commedia, colpi di scena (grida d’angoscia, fughe, l’arrivo in teatro dei cardinali-segugi con cappa rossa e cappelli neri). In “Habemus Papam” non manca nessuno dei temi preferiti dal regista, neppure l’ironia, ma questa volta stemperata, pare, da un affettuosa compassione. E il Moretti attore, pur presente con un distillato dei tic e dei tratti che caratterizzano da anni il suo personaggio, questa volta si fa da parte e ci offre una storia bellissima, densa di pathos e di spunti di riflessione. Psicanalisi, Cecov, Bibbia, sono alcuni dei temi cospicui, affrontati con apparente lievità.
La psicanalisi, fin dall’inizio del film guardata con sospetto dai cardinali, utilizzata eventualmente con mille vincoli (niente riferimenti al sesso, alla mamma, ai desideri non realizzati, all’infanzia, ai sogni…, ma allora che psicanalisi è?!?), è buona al massimo per stordire di chiacchiere l’avversario e vincere una mano a scopa. D’altro canto ricordare il passato e ripescare le proprie aspirazioni deluse è necessario per capire a cosa si aspira. A Mosca, come le tre sorelle di Cecov, citate e rappresentate nel film a piene mani?
Quando le note e le parole della canzone di Mercedes Sosa si diffondono nelle stanze vaticane, e anche fuori mentre il protagonista cammina in incognito in piazza S. Pietro, la letizia irrompe nel film. “Todo cambia”, che c’è di strano se cambiamo anche noi?

Alla fine la tensione si scioglie, perché si interrompe la situazione di sospensione protratta e la scelta del protagonista ci pare così umanamente onesta, così controcorrente, da farci sentire che è la cosa giusta di cui anche noi, spettatori del cinema e della vita politica (purtroppo), avremmo bisogno. Il film afferma così la grandezza dell’essere uomo e non Dio quando si riesce a fare un passo indietro. Di più: e se rifiutare il potere non fosse segno di senilità ma di evoluzione della specie? Spunta il sospetto che “Habemus Papam” continui, ai massimi livelli, i temi de “Il Caimano”.
 

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