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Pontida

Sparisce per sempre il Borgo Monte Canto Un milione di euro in macerie

Francesco Arrigoni, consigliere della lista civica EL@ a Villa d???Adda: "Per metterlo in sicurezza la Regione abbatte un villaggio del XV secolo".

Un milione di euro che diventano macerie alla modica cifra di 75 mila euro. È quanto resterà stamattina, martedì, dopo che saranno entrate in azione le ruspe per radere al suolo il Borgo del Monte Canto a Pontida. Una scelta presa dalla Regione Lombardia dopo che il Comune di Pontida ha emesso un’ordinanza per mettere in sicurezza i ruderi del borgo ormai pericolante. Per radere al suolo il villaggio, costato un milione di euro sborsati da dieci Comuni della zona e dalla Regione, il Pirellone spenderà altri 75 mila euro. Tutti soldi pubblici. Se la cifra delle spese folli è certa, è invece incalcolabile il danno che faranno le ruspe, visto che sparirà un villaggio del XV secolo.
«Proprietaria del Borgo del Monte Canto è la Regione che lo ha comprato nel 2003 per un milione di euro – spiega Francesco Arrigoni, consigliere comunale della lista civica EL@ a Villa d’Adda –. Nello stesso anno dieci Comuni (Carvico, Ambivere, Calusco d’Adda, Chignolo d’Isola, Mapello, Pontida, Solza, Sotto il Monte Giovanni XXIII, Terno d’Isola e Villa d’Adda) sottoscrivono la costituzione del PLIS, il Parco locale di interesse sovra comunale, del Monte Canto e del Badesco. L’anno successivo tutti le Amministrazioni comunali (tranne Ambivere e Pontida) versano una quota complessiva di 500mila euro all’Ersaf (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) per diventare proprietari al 50 per cento dell’area del Monte Canto, ma al rogito tutta l’area del parco viene intestata al Pirellone».
L’atto notarile porta infatti la data del 27 settembre 2004, quando nello studio di Cisano Bergamasco del notaio Giuseppe Mangili, L’ERSAF, nella persona del suo presidente Francesco Mapelli, acquista i terreni e i ruderi del villaggio del Monte Canto per un milione di euro. In tutto l’atto di vendita però non vengono mai citati i dieci Comuni che hanno versato ciascuno una quota di circa 48mila euro e che, invece, dovrebbero risultare comproprietari.
«Abbiamo fatto tutte le ricerche possibili – continua Arrigoni – ma tranne i verbali dei Comuni che deliberano di stanziare la cifra per concorrere all’acquisto dei terreni e del borgo non abbiamo trovato nessun altro documento, patto, servitù. Nulla. Abbiamo quindi fatto ulteriori richieste all’Ersaf e un funzionario ci ha detto che in effetti la proprietà è Ersaf, ma che si sta aspettando una delibera della Giunta Regionale della Lombardia, che darà in uso i terreni del Plis. Perché pur avendone pagato la metà del valore i dieci Comuni della convenzione potranno avere solo l’uso e non la comproprietà come sarebbe logico? L’uso per quanti anni sarà e a quali condizioni? Chi provvederà alla riedificazione delle case?».
Gli unici due Comuni che non hanno versato denaro per l’acquisto dei terreni e del borgo del Monte Canto sono Ambivere e Pontida. Proprio quest’ultimo comune ha emesso un’ordinanza che obbliga la Regione Lombardia – proprietaria degli immobili – ad intervenire.
«In un caso simile, se la proprietà fosse di un privato, si media e si trova una soluzione temporanea con una recinzione che impedisca ai passanti di raggiungere il borgo – afferma ancora Arrigoni –. In questo caso, invece, un dirigente della Regione per evitare problemi ha ritenuto più opportuno far demolire, con 75mila euro che sono soldi pubblici, il borgo storico. Tranne il sindaco di Pontida, l’onorevole leghista Pierguido Vanalli, nessuno sa nulla. Le altre nove amministrazioni comunali che hanno versato 500 mila euro si troveranno così bel mucchio di sassi».
E lui, il sidnaco Vanalli commenta: «Noi come amministrazione non abbiamo mai versato nessuna quota per comprare i terreni e gli edifici del Borgo Monte Canto. Come amministrazione comunale siamo usciti dal Plis quest’anno. Gli edifici presenti nel Borgo sono pericolanti e prima che qualcuno si faccia male e gridi allo scandalo abbiamo provveduto ad emettere un’ordinanza per mettere in sicurezza la zona. Proprietaria dell’area è la Regione Lombardia che è sempre attenta ad imporre vincoli paesaggistici, a puntualizzare sulle osservazioni in campo ambientale, a dettare le condizioni in materie di recupero e quindi, con tutti gli esperti che ci sono al Pirellone, saranno in grado di mettere in sicurezza il borgo come ritengono più opportuno».

 

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