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Napoleone e gli interessi negli articoli della stampa

Post e interventi sulla guerra in LIbia

 Mentre i caccia francesi sorvolavano sui cieli libici facendo partire i primi missili, le tastiere di blog e giornalisti iniziavano a produrre articoli e post.
Pochi si pongono la domanda, in molto sembrano più attenti alle strategie politiche, quasi che non si trattasse in ogni caso di vite umane, da una parte e dall’altra.
Marco Zatterin, su La Stampa, titola Il ritorno di Napoleone. Un post tutto giudizi, anche lapidari, quasi si stesse facendo una pagella di una partita di calcio. Parlando di Sarkozy:  "C’è voglia di far rispettare il diritto ma anche di affermazione. E fra un anno deve presentarsi agli elettori. Oggi Nicolas è l’Europa, oggi è la Nato. Speriamo bene".
Sergio Romano, sul Corriere della sera, titola Senza ambiguità e analizza in modo più attento le possibili strategie dell’Italia.Oggi la prudenza, la reticenza o la semplice acquiescenza alla risoluzione dell’Onu dimostrerebbero che l’Italia è ormai soltanto un collaboratore di iniziative sulle quali non ha la benché minima influenza.  
Alessandro Sallusti, direttore de Il giornale, nel suo editoriale Ecco perché l’Italia dice si all’intervento, non ha dubbi e difende il Presidente del Consiglio. "Non possiamo lascia­re fare, né a Gheddafi di mas­sacrare i suoi, né a Sarkozy e soci di mettere mano da soli sulla Libia, sui nostri interessi economici e sulle nostre stra­tegie politiche. Non abbiamo scelta, non perché succubi ma per l’esatto contrario: non vogliamo più subire decisioni di altri. La novità è che Berlu­sconi non ha usato i sotterfugi e le ipocrisie dei suoi prede­cessori coinvolti in analoghe, drammatiche scelte". 
Piergiorgio Odifreddi, nel suo blog su Repubblica, è la voce critica. Nel post Voltafaccia all’italiana scrive: "Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe".

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