Tutti hanno voluto il caso, tutti hanno voluto metterci la testa, nella speranza naturalmente di poterlo risolvere e probabilmente di ritagliarsi una medaglia sul petto. Ma il complicatissimo caso dell’omicidio di Yara Gambirasio è stato un boomerang per tutti, per chi ha svolto le prime indagini ed è incappato nell’errore del primo arresto, per chi ha voluto entrarci pur essendone fuori in un primo tempo, per i grandi investigatori di livello nazionale che a Brembate hanno messo il naso, senza brillanti risultati.
Le prime ricerche di Yara, con uomini e mezzi limitati, sono durate solo due giorni: sabato e domenica 27 e 28 novembre, con il nucleo radiomobile della compagnia dei carabinieri di Bergamo che ha coordinato il tutto. Già il giorno successivo si sentiva aria, a Brembate Sopra, di grandi interventi: gruppi di protezione civile da ogni dove, elicottero della Regione a disposizione e soprattutto loro, i super cani molecolari.
Eravamo sul posto, con l’inviato di Libero Alessandro Dell’Orto e con Maddalena Berbenni di Cronaca Qui, la prima volta (pomeriggio di lunedì 29 novembre) che i carabinieri del nucleo investigativo provinciale si sono fatti guidare da un cane molecolare fino al cantiere di Mapello. Tre giornalisti, tre ufficiali dei carabinieri, il pm che seguiva in auto e, a poche decine di metri di distanza, un’auto della squadra mobile di polizia in borghese, che sbirciava ogni movimento. Questo l’andazzo, iniziato male e proseguito non certo in modo più brillante.
Fin dall’inizio non sono mancate indiscrezioni sulla volontà della polizia di entrare nelle indagini, dando credito anzitutto al teste Enrico Tironi. E così è andata. La polizia è entrata nel caso, con un ruolo sempre più rilevante, tra dicembre e gennaio. E nel frattempo si sono sovrapposti tra loro, sul caso di Yara, tutti i grandi investigatori a disposizione del Belpaese: dal generale Ganzer con il Ros, fino ai carabinieri del Ris di Parma, passando per il Servizio Centrale Operativo di Gilberto Caldarozzi. Per di più con una dimostrazione in favor di telecamera che rivista oggi potrebbe far riflettere: il georadar utilizzato al cantiere di Mapello per verificare un’eventualità tragica (che ci fosse un corpo sotto il cemento), mostrato a televisioni e giornalisti un sabato mattina. Senza dimenticare che, al di là delle dichiarazioni ufficiali e nonostante il fior fiore del mondo investigativo italiano a Brembate Sopra, spesso e volentieri si è dato credito alle voci di sensitive di ogni tipo. Fino alle ricerche a Forlì, Vicenza o in Friuli.
Infine, il capo della polizia, arrivato a Bergamo per una visita già programmata e pronto a dichiarare: "Sul caso Yara mi sono fatto una mia idea". Ognuno ha voluto metterci la testa, i mezzi, la faccia. Ma i risultati sono rimasti fuori dalla porta.
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