E’ stato un vero e proprio appello per la liberazione della figlia quello lanciato dai genitori di Yara Gambirasio nella brevissima conferenza stampa di oggi (28 dicembre) all’ex colonia elioterapica di Brembate Sopra. Ma le dichiarazioni di Fulvio Gambirasio, affiancato dalla moglie Maura che non ha pronunciato una sola parola, hanno fornito per la prima volta in 32 giorni un punto fermo al quale sarebbero giunte le indagini: "Yara è viva, ne siamo convinti e lo sono le forze dell’ordine" ha detto il papà poco prima di mettere mano ad un testo scritto, l’appello, da leggere di fronte alle telecamere. Un appello (leggi la versione integrale) scritto a mano su un semplice foglio di carta a quadretti, nel quale più volte si è accenna fatto che la tredicenne è ancora viva: "Noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara, chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d’amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà".
Parole accorate, per dire più volte che la ragazzina è ancora viva, questa è la convinzione di fondo. Ed è davvero difficile credere che sia un appello deciso e voluto solo dai genitori, dopo 32 giorni di silenzio e di interventi solo su alcuni dettagli. Sono le indagini che hanno portato all’appello di questa mattina, questo dicono gli ambienti di chi indaga, sia sul fronte dei carabinieri sia sul fronte della questura. E non è escluso che mentre l’appello dei genitori veniva trasmesso e rilanciato su Internet e sulle tv, gli investigatori fossero pronti ad ascoltare qualcuno, tramite intercettazioni telefoniche o ambientali.
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