Sono 15000 le telefonate che i carabinieri stanno analizzando in merito alla scomparsa di Yara Gambirasio. In particolare, i militari di un reparto specializzato stanno esaminando le chiamate registrate nelle celle dei territori di Mapello, Brembate e Ponte San Pietro al momento della scomparsa della ragazza di 13 anni, nella mezzora compresa fra le 18,30 e le 19 di venerdì 26 novembre. Chiamate sulle quale saranno compiuti controlli incrociati per far emergere contatti anomali o concentrazioni di telefonate in determinati momenti.
"Tutte le ipotesi sono praticabili. Cerchiamo di trasformare ogni dato informativo in nostro possesso in dati investigativi e non tralasciamo alcuna pista". Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Roberto Tortorella. "Stiamo riverificando ogni segnalazione. Noi continuiamo a cercare una ragazza scomparsa". Il comandante si è poi soffermato sulle segnalazioni che in questi giorni arrivano agli inquirenti: "C’è molta collaborazione da parte della popolazione. Siamo quotidianamente in contatto con i genitori di Yara, e rispettiamo il loro riserbo".
Per la prima volta sono stati aperti ai giornalisti i cancelli del grande cantiere del centro commerciale che da quasi due settimane è il centro nevralgico delle ricerche. I carabinieri hanno voluto mostrare il funzionamento del georadar, l’apparecchio dei Ros di Roma che permette di analizzare le strutture in cemento armato e rintracciare ogni oggetto fino a 12 metri di profondità. Si cerca così di capire se, nel caso in cui Yara sia stata uccisa, il suo corpo possa essere stato nascosto in una delle gettate di cemento effettuate tra la sera della scomparsa e la mattina succesiva. Il meccanismo sarà presto usato anche in altri cantieri della zona.
Mohammed Fikri, il marocchino fermato e poi scarcerato in relazione alla scomparsa di Yara, è stato sentito oggi in procura. Il giovane all’uscita si è limitato a dire "sto bene", mentre il suo legale ha detto che il motivo della visita in Procura è legato a "un’istanza che ho fatto". Si tratta probabilmente di una istanza di dissequestro dei beni personali dell’immigrato avanzata nei giorni scorsi. Fikri era stato fermato sulla scorta di una telefonata intercettata mal tradotta, nella quale, ad una prima analisi, il marocchino diceva: "Allah mi perdoni, non ho ucciso”. Una telefonata che poi si è rivelata essere di tutt’altro contenuto.
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