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Padova

Gli amici l’avevano detto: “Mohamed è buono come il pane”

Ecco l'articolo che assume ancor più valore alla luce degli sviluppi giudiziari sul giallo di Yara. Il pm infatti ha chiesto la scarcerazione di Mohamed Fikri, accusato domenica di omicidio.

Ecco l’articolo che assume ancor più valore alla luce degli sviluppi giudiziari sul giallo di Yara. Il pm infatti ha chiesto la scarcerazione di Mohamed Fikri, accusato domenica di omicidio della 13enne.

Tratto da IlMattino di Padova

Mohamed Fikri, il marocchino di 23 anni fermato con l’accusa di omicidio nel quadro delle indagini per la scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre, è in Italia grazie a un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Padova nel maggio del 2009. Dal documento, che scadrà il 1° dicembre 2011, Fikri risulta risiedere nell’Alta Padovana e lavorare per un’impresa edile della zona.
A Padova il giovane marocchino, che è incensurato, è arrivato da Mantova. Lì gli è stato rilasciato il primo permesso di soggiorno nel 2006, documento rinnovato nel 2007, poi revocato per una questione burocratica legata alle "quote" e infine restituito dopo un ricorso vinto dall’immigrato nordafricano.
In realtà Mohamed Fikri nell’Alta Padovana, dove ha tutt’ora la residenza, sembra aver abitato solo un anno, in un alloggio con alcuni connazionali e forse un lontano parente. Dal giugno di quest’anno, infatti, vive prevalentemente nel Trevigiano, tra Montebelluna, dove in piazza Guarda risiedono due suoi cugini – uno è Abderrazzaq, il giovane che oggi lo difende dicendosi sicuro della sua innocenza – e Vallà di Riese Pio X, dove stanno alcuni amici.
Per l’azienda padovana il ventitreenne marocchino – ha compiuto gli anni alla fine di ottobre – lavorava a Mapello, a due passi da Brembate Sopra, nel cantiere per la realizzazione di un centro commerciale. Da lì se ne sarebbe andato subito dopo la scomparsa di Yara. Secondo il racconto fornito dal giovane ai magistrati e stando anche alle dichiarazioni rilasciate all’agenzia Ansa dal cugino Abderrazzaq, che però fa riferimento a una non meglio identificata impresa edile di Vallà di Riese, non si sarebbe trattato di una fuga, ma di una partenza programmata da tempo.
Prima di essere bloccato sulla nave salpata da Genova alla volta di Tangeri, Mohammed Fikri era stato già interrogato dai carabinieri e poi rilasciato. Abderrazzaq ribadisce ora che suo cugino non conosceva Yara: ”Ne abbiamo parlato – spiega, riferendo del suo ultimo incontro – Era tranquillo, ma non ci siamo soffermati molto a discutere della vicenda”. ”Mi ha solo detto – racconta – che i carabinieri l’avevano interrogato per due ore facendogli tante domande, ma che alla fine l’hanno lasciato libero. Poi abbiamo cambiato discorso perché il fatto non lo coinvolgeva più di tanto”. ”Non sa niente – sottolinea l’uomo – e non aveva nulla di che preoccuparsi o per essere spaventato. Perché deve esserlo, se non c’entra niente?”.
Sempre Abderrazzaq racconta che Fikri e il titolare dell’impresa, che secondo lui è di Vallà di Riese, erano sempre assieme e dormivano anche nel furgone. ”Chiedetelo al suo principale dov’era Mohammed e cosa ha fatto – precisa – Mio cugino era sempre con lui. Venerdì sera l’ho visto tranquillo. Era appena rietrato a casa e stava preparando la valigia per andare in Marocco”.
Prende le difese di Fikri anche Hassan Hanine, presidente dell’associazione di immigrati Senza Frontiere di Montebelluna, che per due volte si è recato nell’appartamento dei cugini del giovane sospettato di omicidio. ”Tutti lo hanno descritto come un bravo ragazzo che aveva un solo sogno nel cassetto – dice Hanine – quello di guadagnare dei soldi per tornare in Marocco e avviare l’attività di muratore con una propria impresa”. E ancora: ”Era talmente buono che quando tornava a casa da Bergamo nei fine settimana portava sempre delle borse con la spesa per aiutare gli amici in difficoltà economiche”.

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