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L'analisi

Dea, seconda assenza ingiustificata consecutiva fotogallery

Dopo Piacenza un'altra prestazione da dimenticare e come in terra emiliana non esistono scusanti nonostante si giocasse in Coppa Italia.

E per fortuna che la rosa era ampia e la Coppa Italia era una manifestazione da onorare fino in fondo. Non solo, per fortuna che la squadra doveva reagire al ko di Piacenza dove nella ripresa giocatori molli e senza idee erano stati a guardare gli attaccanti degli emiliani fare tre gol e portarsi a casa i tre punti. Per fortuna perché non osiamo immaginare, senza le dichiarazioni decise del pre-gara contro il Livorno di Colantuono, come poteva finire. Senza contare che il risultato finale, 1-0 per gli amaranto, non rispecchia fino in fondo l’andamento della partita che in generale non ha regalato grandissime emozioni ma che ha regalato agli uomini di Pillon tre legni colpiti ed un paio di occasioni nitide create da Barusso su punizione, prima della rete del ko di Cellerino nei minuti finali. L’Atalanta? Una semioccasione di Pettinari a parte, non è pervenuta.
Ora le scusanti per questa assenza potrebbero essere lo scarso charme di una manifestazione che è diventata, almeno nei primi turni, una semplice vetrina per chi gioca un po’ meno di mettersi in mostra, e la squadra infarcita di seconde linee (l’ unico titolare era Peluso ma hanno trovato spazio anche giocatori importanti per i nerazzurri come Basha, Capelli, Bonaventura, Pettinari e, per una manciata di minuti, Ruopolo).
Scusanti che non reggono, per prima cosa, proprio per quanto ha detto martedì pomeriggio in conferenza stampa il proprio allenatore.
Ma facciamo finta che Colantuono si sia travestito da Pinocchio e martedì abbia detto balle.
Dunque, poco charme? Vero, verissimo, ma non per l’Atalanta considerato che è l’unico trofeo nazionale di rilievo in bacheca per la Dea e considerato soprattutto la figuraccia dell’anno scorso, quell’eliminazione subita dal Lumezzane che ha sancito, di fatto, la fine del regno di Conte sulla panchina dei bergamaschi, e aveva mostrato, forse per la prima volta, lo specchio della serie B sul tramonto. Era necessario dare un segnale sia per dimenticare l’onta dell’anno scorso sia, lo ripetiamo, per dare all’ambiente il segnale che la barca aveva ripreso la giusta rotta dopo la sconfitta di Piacenza. Un segnale mai arrivato come l’orgoglio che contraddistingue da sempre chi indossa la maglia nerazzurra.
Seconde linee? Non nella rosa stellare dell’Atalanta perché, solo per citare i casi clamorosi, Defendi (per la prima volta sceso in campo quest’anno), Basha e Pettinari, nella scorsa stagione trascinavano con prestazioni al bacio nel campionato cadetto le rispettive squadre (Lecce, Frosinone e Cittadella); se poi aggiungiamo il fatto che la seconda linea per eccellenza, il giovane Possenti, è stato il migliore dei bergamaschi, la dice lunga sulla qualità delle cosiddette “riserve”; senza dimenticare che il Livorno non si è presentato a Bergamo con una selezione di All Stars…
Insomma, l’assenza dell’alunna Dea, non è giustificata. Ed è la seconda consecutiva dopo quella di sabato scorso. Alla terza potrebbe scattare la visita dal Preside e la conseguente sospensione.
 

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