“I cristiani in politica non sono i buonisti di turno. Non sono i bravi della classe, ma nemmeno uomini di serie B. Non è un dramma l’unità politica dei cattolici, ma nemmeno la loro diaspora”. Ospite d’eccezione sabato mattina al Patronato San Vincenzo per il primo incontro del corso di formazione all’impegno sociale e politico organizzato dall’ufficio diocesano di pastorale sociale: il vescovo Francesco Beschi ha tenuto a battesimo il corso con un intervento sull’importante si portare il cattolicesimo anche nell’impegno politico. Un centinaio i presenti, che hanno seguito con attenzione le parole del vescovo. “Bisogna costruire una nuova generazione di cattolici in politica, cioè persone che vogliono testimoniare la fede nella costruzione del bene comune. Nuova non soltanto in senso anagrafico, ma in senso morale, persone che vogliono incarnare la fede nella storia senza complessi di inferiorità, ma anche senza improvvisazioni. Per i cristiani la politica non può essere la costruzione dei valori cristiani, perché è necessaria la mediazione e la politica serve a tutti. Però i cristiani hanno principi e valori irrinunciabili”. Uno dei principi irrinunciabili secondo il vescovo è l’essere “Chiesa”. “Non si può essere cristiani da soli, è una delle tentazioni del nostro tempo – spiega -. Coltivare la consapevolezza dell’essere Chiesa è una pregnanza che fa coltivare meglio l’impegno dei cristiani nella storia, che è finalizzato alla costruzione del Regno di Dio. Tanti martiri del XX secolo hanno pagato con la vita la loro fede incarnata nella storia. In politica, il cristiano prende sul serio il mondo e la costruzione di una società più umana. E il cristiano ha anche una coscienza, che si esprime in due dimensioni: l’ascolto del magistero ecclesiastico e il coraggio delle proprie scelte”.
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