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L'ex assessore guerini

“Via Quarenghi, il problema è lo spaccio: e i controlli?”

L'ex assessore alla sicurezza di Bergamo, nonché residente in via Quarenghi interviene sull'annunciato "coprifuoco": non è l'alcol il problema.

L’ex assessore alla sicurezza di Bergamo, nonché residente in via Quarenghi, Dario Guerini, interviene sull’annunciato "coprifuoco": non è l’alcol il problema, qui è tornata la droga e i controlli non ci sono.

 

Una riflessione sugli accorgimenti che sta per mettere in campo l’amministrazione comunale in via Quarenghi mi è d’obbligo sia come residente della via che come precedente assessore alla sicurezza.
Che la via sia malata e il suo stato di salute stia peggiorando è sotto gli occhi di tutti. Che ci sia bisogno di interventi forti (purchè equi e risolutivi) è altrettanto evidente a tutti quelli che parlano senza retorica di civiltà e sicurezza. Con Bruni avevamo lanciato e avviato la realizzazione di un grande concreto progetto di rilancio, un vero e proprio giro di boa dopo cinque anni di assoluta inerzia dell’amministrazione Veneziani, colpevole di avere costituito un vero e proprio ghetto in città a due passi dal centro.
Giusto per ricordare agli smemorati, chi ha sborsato 16 milioni per l’acquisto dell’immobile ai numeri civici 31-33-35 e per l’avvio del progetto edilizio ora in stato di avanzamento, chi ha realizzato il rinnovo totale della via e degli arredi, chi ha operato l’apertura del Presidio di Polizia Locale, chi ha aperto un confronto serio e trasparente con i residenti definendo insieme gli obiettivi e rispettando sempre i patti? Chi ha realizzato il piano particolareggiato della via, impegnando a tempo pieno qualificate risorse dell’amministrazione per anni?
Questo è stato il primo grande sforzo, a cui altri dovevano seguire con la stessa energia e con la stessa passione per conquistare progressivamente risultati definitivi. Ma nulla negli ultimi 15 mesi è successo, solo accidia e dichiarazioni di propaganda, rilanci di tavoli che suonano di imbarazzanti rinvii e di impotenza. Voglio evitare polemiche facili sulle promesse leghiste di risolvere in due settimane le ferite della via e andare subito su un paio di punti del pacchetto sicurezza che ho letto sulla stampa, sforzandomi di concedere la buona fede a chi li progettati e di capirne le ragioni e gli effetti. Per par condicio chiederei però ai leghisti Invernizzi (assessore) e Ribolla (capogruppo) di evitare dichiarazioni del tipo “la sinistra in cinque anni non ha concluso nulla anzi ha peggiorato la situazione”, semplicemente perché sono smaccatamente false. Pretendere che questi signori dichiarino il fallimento (almeno fino ad ora) della loro politica di chiacchere sarebbe troppo, ma un minimo di serietà permetterebbe di lavorare con spirito bipartisan su un problema cittadino che merita serietà e non propaganda.
Fa amaramente ridere inoltre la dichiarazione del capogruppo della Lista Tentorio, che con un’incredibile faccia di bronzo non trova di meglio che attribuire le sofferenza della via alla “politica di permissivismo tipico delle sinistre, senza nessuna forma di regolamentazione e controlli”.
Per tornare ad essere propositivo, partirei proprio da qui, dalla regolamentazione e dai controlli, affermando innanzitutto che le regolamentazioni sono carta straccia senza i controlli. E negli ultimi quindici mesi è pesata fortemente la mancanza di efficaci azioni di contrasto dei fenomeni illegali, che stanno crescendo impuniti sotto l’occhio aperto ma distratto di ben tre telecamere.
In un’intervista televisiva l’assessore Invernizzi giustifica i provvedimenti “coprifuoco” con la necessità di porre fine al fenomeno dell’ubriachezza. Forse parlava di un’altra zona o forse aveva visto un film di dieci anni fa (gestione Veneziani-Tentorio). Per carità, è vero, qualche ubriaco boliviano barcolla ancora tra la gente, ma non è certamente molesto. Invernizzi dimentica di dichiarare (e si intuisce il perché) il vero problema della via, dove sono trionfalmente ritornate bande di spacciatori nordafricani che indisturbate occupano a tempo pieno sino a notte fonda i marciapiedi. Qui c’è il più importante mercato di sostanze stupefacenti della città, un mercato “democratico” a prezzi “sociali”, accessibili a tutti, anche ai ragazzini minorenni che si presentano sempre più numerosi. La merce spesso si riceve direttamente in automobile, il traffico si blocca, la via subisce stanca e impotente, senza ormai più reagire. Lo spaccio crea degrado, criminalità, paura, allontanamento dei residenti dalla via e della via dalla città. E’ un tappo mortale al suo recupero e se non lo si toglie in fretta tutto diventerà più difficile e forse impossibile.
E allora mi chiedo: perché non si fa nulla per eliminarlo? Perché l’amministrazione evita di parlarne, magari dichiarando onestamente la propria impotenza, visto che almeno sul problema della microcriminalità i protagonisti dovrebbero essere poliziotti e carabinieri? Prefettura e forze dell’ordine pare non se ne preoccupino. O forse si preoccupano ma non lo dicono e non agiscono, o forse più semplicemente non hanno i mezzi per muoversi. Eppure non stiamo parlando di una grande città latina o americana, dove questi fenomeni hanno dimensioni gigantesche e violente. Parliamo di 50 metri lineari occupati da un impunito mercato della droga che, oltre a danneggiare la salute di troppi giovani, danneggia la qualità di vita e le speranze di futuro di una via e di una città. Se partiamo da qui, possiamo continuare il ragionamento seguendo un filo logico, anche sul fronte della repressione, che io ritengo necessaria. Ma non in modo generico e indistinto. Vi solo locali nella via, locali stranieri ovviamente, che possono infastidire per la loro caotica bruttezza e sporcizia, ma che non hanno alcuna responsabilità in relazione ai fenomeni indicati. Alcuni di questi però sono manifestamente conniventi, rappresentano la sede sociale o peggio il rifugio mascherato di furbi spacciatori. Noi, locali come questi, li facemmo chiudere, anche definitivamente.
Invernizzi e soci invece stanno a guardare…come le stelle di Archibald Joseph Cronin, per poi improvvisamente svegliarsi dal letargo e dichiarare guerre sante che sante non sono mai. Queste sarebbero le azioni che un cittadino si aspetta, azioni anche dure, purchè siano efficaci e liberino la via da questa maledizione che la rende impraticabile e che crea tossine pericolose per la civile convivenza. Evitarle e lasciare incancrenire il problema può solo far crescere intolleranza e razzismo generalizzato: tutti gli stranieri sono spacciatori e criminali. Una perversa strategia di cui la Lega è maestra.
Tornando allo stato di salute della via, merita un cenno anche il tema della destinazione dell’immobile acquistato dal Comune. Non demonizzo per niente l’occupazione parziale dell’edificio con il trasferimento di servizi comunali, anche se forse le ragioni del cambiamento suonano politicamente e socialmente stonate. Chiedo solo a D’Aloia se vi è un ripensamento anche per quanto concerne la destinazione del piano terra. Noi l’avevamo destinato quasi totalmente alla creazione di un Polo Teatrale, che ospitasse le cooperative di Teatro Prova, Pandemonium e la Fondazione Ravasio (burattini), allo scopo di programmare rappresentazioni diurne e serali, aprendo la via a tutta la città. Un presidio per la cultura è anche un forte presidio per la sicurezza. Chi conosce le storie di recupero urbanistico sa che quando si accende un teatro, nella zona progressivamente migliora la qualità dei frequentatori, dei locali pubblici, dei negozi e delle abitazioni. Pensare che gli uffici pubblici siano un surrogato alla soluzione teatrale sarebbe un grave errore, visto che questi alle 17,30 – 18 chiudono i battenti lasciando di nuovo senza presidio serale quel tratto di strada. Il progetto teatrale, lo ricordo, fu votato da quasi l’ottanta per cento dei residenti nell’ambito del bilancio partecipativo, che, per fortuna, è vincolante per l’amministrazione comunale. Ma l’assessore Invernizzi ha dichiarato improbabile questa soluzione, qualificandola come “pseudo-cultura”! In conclusione, da quanto ho letto e ascoltato mi pare che la soluzione “coprifuoco” non risolva i problemi reali, spari sul mucchio, danneggi le attività commerciali sane, chiuda e condanni la via alla ghettizzazione eterna. Neppure il problema degli ubriaconi sarebbe risolto, visto che dietro l’angolo ci sono negozi che campano vendendo birra e visto che alcune realtà commerciali ospitano e somministrano alcool agli ubriaconi a tutte le ore e a portone chiuso. Però sono disposto ad aspettare i dettagli della manovra, che non deve essere un inutile fuoco d’artificio, ma una serie di azioni anche forti ma continue, civili,efficaci e mirate.

Dario Guerini

 

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