Quando qualcosa va storto al cantiere del nuovo ospedale, il direttore generale degli Ospedali Riuniti risponde immancabilmente che "l’azienda ospedaliera non ha alcuna responsabilità".
Lo disse quando un operaio sardo perse la vita cadendo da una scala, lo ripete oggi a proposito del caso, infinitamente meno grave, delle infiltrazioni d’acqua. Dal punto di vista formale non ci sono dubbi che nulla possa imputarsi ai vertici di Largo Barozzi. E quindi è comprensibile questa sorta di riflesso condizionato.
Ma Carlo Bonometti sa bene che esistono altri doveri ed altre responsabilità. Chi ha commissionato i lavori non è un’entità astratta, ma l’azienda che lui, fino al 31 dicembre prossimo (ed oltre se sarà confermato nella carica), governa.
Da ciò discendono alcune cosette non trascurabili.
Anzitutto, la responsabilità del rispetto dei tempi e della perfetta esecuzione di fronte alla comunità bergamasca. "La faccia" esposta è la sua, non quella di un’impresa più o meno affidabile. E’ lui, nella sua figura peraltro ben retribuita, il garante del buon funzionamento della macchina. Lo è sia quando si tratta di tagliare nastri o di complimentarsi per riusciti interventi chirurgici sia quando c’è qualcosa che non va per il verso giusto.
E proprio perchè l’interlocutore di fronte a Bergamo e ai bergamaschi è il direttore generale, è a lui che ci rivolgiamo per invitarlo a farsi promotore di una "operazione trasparenza". Che parte dalla risposta ad una serie di domande.
Da quando è noto il problema delle infiltrazioni d’acqua?
E’ stato segnalato a qualche istituzione (Regione, Comune, parlamentari)?
E’ limitato ad una delle torri o riguarda anche altre?
Sono emerse altre problematiche?
E’ disposto a far visitare il cantiere per dare modo a tutti di verificare direttamente lo stato dell’arte?
E’ in grado di quantificare i costi per il ripristino di una situazione ottimale?
E’ in grado di fissare una scadenza per la chiusura del cantiere?
Le domande potrebbero continuare a lungo. Ma pensiamo che una risposta esauriente a questi quesiti, al di là di chi debba accollarsi la responsabilità di quanto accaduto, consentirebbe di fare chiarezza. Meglio, trasparenza. Parola che troppo spesso viene utilizzata per guadagnare facili consensi agli occhi dei cittadini, salvo dimenticarsene quando i riflettori illuminano situazioni poco consolanti.
Proprio la trasparenza è l’unica strada che può consentire a tutti di capire dove sta la verità. Il direttore generale degli Ospedali Riuniti non può che dare il buon esempio.
c.zap.
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