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La testimonianza

“Pinto stava sempre barricato in casa”

Il figlio della convivente della vittima spiega che non c'è stata alcuna discussione tra Pinto e Mariani. "Lo ha aspettato sulle scale e gli ha sparato senza dir nulla".

"No, non c’è stata nessuna lite. Tantomeno per un problema d’affitto". Andrea Faini è il figlio di Giancarla Severgnini, la convivente di Felice Mariani, ucciso con quattro colpi di pistola 38 Special da Claudio Pinto. Tocca a lui ricostruire con cognizione di causa cosa è successo effettivamente nella palazzina di via Sesto S. Giovanni di Rota Dentro, frazione di Rota Imagna. "Mia madre mi ha raccontato che il carpentiere, che aveva preso in affitto l’appartamento sotto il suo da alcuni mesi, se ne stava rinchiuso tutto il giorno in casa con le tapparelle abbassate. Non c’è mai stato alcun contatto. Ogni tanto si sentivano forti rumori, come se spostasse gli armadi. Ma non è mai avvenuta alcuna discussione".
Domenica mattina Giancarla Severgnini e Felice Mariani, legati da una relazione da qualche anno, dopo aver trascorso a Rota Dentro una quindicina di giorni, avevano deciso di far rientro a Melzo. L’omicidio è avvenuto mentre il pensionato si apprestava a caricare le valigie in auto. "Pinto lo ha aspettato sulle scale – riferisce Andrea Faini sulla scorta di quello che gli ha raccontato la madre – e quando se lo è ritrovato di fronte, senza aprir bocca, gli ha sparato diversi colpi. Mia madre quando ha sentito gli spari è corsa sulle scale. Il carpentiere ha puntato la pistola anche contro di lei. Fortunatamente è riuscita a schivare un colpo. Poi è corsa in casa e si è barricata dentro". Da lì ha atteso l’arrivo dei carabinieri.

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