"Quella casa romana noi l’avremmo comprata volentieri perché lì dentro c’erano tutti i ricordi di una vita. Quella di zia Anna Maria ma anche quelli della nostra famiglia. Album di foto d’epoca, carteggi, lettere, documenti. Così facemmo presente la nostra intenzioen al senatore di An Francesco Pontone nei giorni dell’apertura del testamento. Ma lui, rammaricato, ci spiegò che purtroppo l’appartamento era già stato promesso a un parlamentare del partito. Magari era solo una scusa, chi lo sa. Purtroppo, qualunque fosse il motivo, la nostra disponibilità all’acquisto venne frustrata". Da Paolo Fabri, architetto di Bergamo, nipote di Anna Maria Colleoni, la donna che prima di morire decise di nominare Alleanza nazionale come suo erede universale, arriva qualche altro retroscena, almeno stando al quanto scritto da Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica su Il Giornale.
L’architetto 52enne accenna anche a Mirko Tremaglia (il parlamentare bergamasco, unico ad aver seguito Gianfranco Fini nel distacco dal Pdl) e alla casa romana della zia, quella lussuosa di via Paisiello ai Parioli che Anna Maria Colleoni affittava a manager a che era la sua fonte di reddito. "Ricordo – dice Paolo Fabri- che dopo che An ne entrò in possesso mi capitò di parlare di quella prestigiosa residenza con l’onorevole Tremaglia che è di Bergamo e che ho il piacere di conoscere. Mi disse che aveva intenzione di ospitare nell’appartamento di via Paisiello una sede di rappresentanza degli italiani all’estero, da sempre una delle sue battaglie. Naturalmente mi mostrai entusiasta di questa ipotesi perché ero certo che mia zia ne sarebbe stata contenta". Ma l’operazione non andò in porto. "Il partito gli rispose picche – dichiara ancora il nipote della benefattrice di An – e così Tremaglia abbandonò a malincuore il proposito. Fu un vero dispiacere e un punto interrogativo in più sul modo in cui quell’eredità è stata gestita".
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