Anna Maria Colleoni era sua "zia" (più precisamente cugina del padre) e lui, insieme alla sorella, è un erede, seppure "minore" dei beni di questa signora di lontane origini bergamasche come evidenzia il cognome, ma romana a tutti gli effetti, fin dal 1700 quando gli avi si trasferirono da Bergamo a Monterotondo.
Lui è Paolo Fabri, architetto di Bergamo che non sembra proprio contento di quello che sta emergendo sui lasciti della zia: "Mi spiace che l’immagine che sta uscendo di mia zia non corrisponda al vero – commenta amareggiato -. Mia zia era una idealista e ha lasciato tutto al partito per una buona causa. Però a quanto pare questa causa è stata tradita".
Tradita, dicono i giornali, alcuni con grande risalto, dall’ex presidente nazionale di An, Gianfranco Fini, che avrebbe utilizzato un appartamento a Montecarlo non per il partito ma per il fratello della compagna: "Anch’io leggo i quotidiani – spiega l’architetto Fabri che, pure nato a Roma, si è poi trasferito a Bergamo seguendo il padre – e quello che so lo apprendo da lì. Peraltro sono particolarmente attento a quanto viene raccontato in questi giorni perché mi sta a cuore che la volontà testamentaria di mia zia sia rispettata e non tradita".
La volontà era ed è chiara, dare una mano al partito di riferimento: praticamente tutti gli averi della contessa Anna Maria Colleoni sono stati donati ad An, tranne due piccoli legati, lasciati ai nipoti, a Paolo Fabri appunto e a sua sorella. Anche l’architetto Fabri è politicamente vicino alla destra: è stato consigliere circoscrizionale (Città Alta) dal 1985 al ’90: "Sono stato eletto con l’allora Msi e sono rimasto missino, forse chi mi rappresenta oggi è più la Destra di Storace", conclude.
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