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Mafia: Lombardia terza per aziende confiscate

Sul Sole 24Ore un articolo di Giorgia Buran sulla mafia in Lombardia e sui beni confiscati anche a Bergamo.

Sul Sole 24Ore un articolo di Giorgia Buran sulla mafia in Lombardia e i beni confiscati anche a Bergamo

La criminalità organizzata in Lombardia non si concentra solo a Pavia. Oltre all’asse Pavia-Milano-Reggio Calabria, che la ‘ndrangheta ha costruito e rafforzato negli ultimi 20 anni, il territorio regionale è teatro di molte operazioni antimafia. Tanto che la Lombardia risulta oggi la quinta regione d’Italia per numero di beni confiscati, la terza se si contano le aziende, la prima dopo le regioni del sud. Segno tangibile che la criminalità organizzata qui coltiva gran parte dei suoi affari illeciti e negli anni si è ramificata grazie ai propri fiduciari.
Ma dal sequestro all’assegnazione dei beni, e al successivo riutilizzo per fini sociali, il percorso finora è stato burocraticamente lentissimo: 5 o 6 anni nella migliore delle ipotesi, persino 15 anni nei casi più assurdi. In base al ministero dell’Interno il 90% delle aziende sequestrate non arriva alla confisca perché fallisce prima. Inoltre, sul 30% degli immobili gravano ipoteche o mutui ai quali i destinatari non sono in grado di far fronte, così tutto si ferma.
Ma tempi e modi dovrebbero ora cambiare grazie all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati, istituita dalla legge 50 del marzo scorso. L’apertura della sede di Milano dovrebbe avvenire entro l’anno, dopo quelle di Reggio Calabria e Roma (già operative), Palermo e Napoli. «Una sede milanese – afferma Guido Salvini, gip del Tribunale di Milano che ha seguito indagini in materia di ‘ndrangheta – è una priorità assoluta in seguito alle recenti operazioni contro decine di famiglie dell’ndrangheta di Milano e hinterland e visto il cospicuo numero dei beni confiscati in Lombardia».
Per il momento però nulla è stabilito, come non è certo con quali mezzi e risorse l’Agenzia milanese dovrebbe operare: «L’organico di 30 persone assegnato per Roma sarebbe assolutamente insufficiente per il lavoro da svolgere qui». Che non è poco, stando ai numeri. Secondo l’Agenzia del Demanio, sono 165 le aziende definitivamente confiscate in 53 comuni lombardi (116 Milano, 19 Lecco, 11 Brescia, 10 Como, 4 Varese, 3 Pavia, 1 Mantova, 1 Bergamo), 665 i beni immobili (420 Milano, 69 Brescia, 43 Como, 41 Varese, 38 Lecco, 23 Pavia, 19 Bergamo, 4 Sondrio, 2 Cremona, 5 Mantova, 1 Lodi).
A questi dati si aggiungono quelli delle recenti operazioni e maxi inchieste che, in totale, hanno messo a registro circa 906 immobili confiscati. In Lombardia sono 552 i beni destinati e consegnati a comuni, associazioni, istituzioni statali; 8 sono stati assegnati ma non possono essere consegnati, 72 rimangono in gestione.«L’Agenzia – prosegue Salvini – non sostituisce l’autorità giudiziaria, ma la affianca, almeno per tutto il processo di primo grado, sia nei processi ordinari sia nell’applicazione delle misure di prevenzione destinate a diventare sempre più importanti. In una prima fase c’è quindi un’amministrazione di beni integrata che, dopo l’udienza preliminare e dopo il decreto di confisca di primo grado nei processi di prevenzione, passa esclusivamente all’Agenzia. La quale, a provvedimento stabilito, si occupa direttamente della destinazione dei beni stessi».
Elemento centrale del sistema, per il magistrato, è l’amministratore giudiziario, che deve essere scelto immediatamente dal giudice d’intesa con l’Agenzia: «Deve essere un manager con competenze economiche in grado di comprendere ogni dettaglio della gestione».
Secondo il magistrato servirebbero tempi prefissati per i processi applicativi delle misure di prevenzione, che adesso durano troppi anni soprattutto in appello: in questo campo ci vorrebbe davvero il "processo breve". E ottimi punti a favore: «La possibilità per il tribunale di fissare una somma per sgravare i beni confiscati da ipoteche o altri diritti di godimento in base agli indennizzi per le espropriazioni per pubblica utilità. Il periodo di 180 giorni entro il quale deve avvenire la confisca definitiva del bene».

 

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