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Lega a pontida

Bossi: voglio liberare la Padania ma i fucili non servono fotogallery

Terminato, tra acqua e fango, il raduno di Pontida. Il leader invita il suo popolo alla "via pacifica per il federalismo". "Cinquantamila persone" secondo gli organizzatori.

Ecco la cronaca in diretta (dal basso verso l’alto) del raduno leghista di Pontida

Ore 14,30 Il raduno si va sciogliendo. Gli organizzatori parlano di 50 mila partecipanti.

Ore 14 Parla Umberto Bossi, dopo l’urlo del popolo leghista che lo ha accolto. Il pubblico grida “Secessione, secessione”. Ma il leader lumbard sembra voler replicare: “So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile. La lotta della Lega – ha assicurato Bossi – non finirà fino a quando la Padania non sarà libera”.
«Per il federalismo – ha aggiunto – la coppia è sempre quella, io e Calderoli. Ad Aldo Brancher si è pensato di dare il decentramento, che è certo importante ma è un’altra cosa. Non è cambiato nulla». A proposito di decentramento il leader della Lega ha poi proposto di spostare da Roma i ministeri: «Siamo il Paese più centralista del mondo, spostare i ministeri significa spostare anche migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma». Il pubblico gridava «secessione, secessione». Bossi si è poi rivolto ai Cobas del latte presenti a Pontida: «Non posso dire il perché e il per come ma tra pochi giorni capirete. Adesso siete disperati ma io non vi ho dimenticati e la Lega risolverà i vostri problemi». Il Senatùr ha ricordato quando era sindaco di Milano il leghista Marco Formentini che invitò gli allevatori a non invadere Milano con i trattori: «Vi aveva detto di non invadere la città e la Lega ha risolto i vostri problemi. Stessa cosa ha fatto il ministro Zaia. La Lega risolverà i vostri problemi».

Ore 13,30 Dal palco interviene il ministro dell’Interno Roberto Maroni che parla dell’accordo sull’immigrazione con la Libia "come modello che tutta l’Europa deve eeguire". 

“Quella del federalismo – ha aggiunto Maroni – è la battaglia delle battaglie ed è nata proprio qui a Pontida e siamo vicini alla vittoria finale perchè Umberto Bossi è stato un super guerriero nel convincere e costringere i nostri alleati sulla necessità della sua creazione”.


Ore 12,30 Il presidente del Veneto Luca Zaia: “Da subito padroni a casa nostra. Così saremo li a pensare a chi perde il posto di lavoro, come nel caso della Indesit. Prima i nostri lavoratori, poi quelli delle altre parti del mondo. Vogliamo le liste di collocamento differenziate, prima la nostra gente, poi gli altri. Nelle scuole noi vogliamo il crocifisso. È un segno per chi crede ed è un segno di identità di un popolo per chi non crede. Siamo stanchi di vedere in tv persone che parlano in romano e in napoletano. Perché parlare Veneto e bergamasco non va bene?”

Ore 12 Il capogruppo della Lega Nord alla Camera Andrea Gibelli, come già aveva accennato il segretario provinciale bergamasco Cristian Invernizzi, parla della "Lombardia, che avrà sicuramente in futuro un presidente leghista. Stiamo preparando il terreno. Vent’anni dopo la prima Pontida il federalismo è a portata di mano, mancano pochi giorni. Noi siamo andati avanti, come altri, risucchiati dalla storia. Ogni giorno terremo alta la bandiera della Lega in Lombardia, ogni giorno finchè non conquisteremo la nostra libertà. Il federalismo demaniale sarà il primo passo per capire che siamo padroni a casa nostra".

Ore 11,30 Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli interviene dal palco commentando le recenti polemiche sull’Inno di Mameli: "L’Inno di Mameli è quello italiano mentre quello della Padania è il Va’ pensiero. Ciascuno ha il suo simbolo e le proprie bandiere e ho visto la proposta del ministro La Russa che prevede la possibilità di avere un proprio inno regione per regione. Bene, il nostro, quello della Padania, è appunto il Và pensiero"

Ore 11 Migliaia di ombrelli e di stivali piantati nel pratone infangato di Pontida. Interviene il presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano: "Tutti devono essere liberi di esporre il vessillo della propria terra e parlare la propria lingua. Siamo a Bèrghem. Noi lavoriamo per il federalismo, i mugugni sussurrati e le lamentele le lasciamo a qualcun altro, a gente che non è degna della lega. Capisco i sindaci, i militanti, non giustifico chi attacca gratuitamente. Il lavoro di Bergamo deve restare ai bergamaschi. Un abbraccio alle donne e agli uomini della Indesit”.
Prende la parola l’onorevole leghista Pierguido Vanalli, sindaco di Pontida: “Non si può chiedere ai soliti di pagare. Capisco chi si lamenta della manovra che colpisce i comuni virtuosi, quelli del nord. Stiamo cercando di fare di tutto per cambiarla. Deve essere l’ultima volta che chiedono i soldi a noi”.

Ore 10,30 Affluenza in calo rispetto agli anni precedenti, ma comunque migliaia di persone. Il segretario provinciale della Lega Nord Cristian Invernizzi:

“Salutiamo Cota e Zaia, i nuovi presidenti della lega. E speriamo tra cinque anni di salutare anche noi in Lombardia un presidente della Lega lombarda. Le agenzie dicono che il prato è mezzo vuoto, facciamo sentire che non è così. Il popolo di Pontida non manca mai! Ringraziamo i militanti bergamaschi che si stanno impegnando da ieri sotto l’acqua”.

Ore 9
Nonostante la pioggia torrenziale che nella mattina del 20 giugno continua a cadere sulla Bergamasca e sulla Lombardia i militanti e i simpatizzanti della Lega Nord sono già migliaia a Pontida. Lungo l’ex statale Briantea si sono accalcati fin dal primo mattino auto e pullman, per la ventiseiesima edizione dell’ormai tradizionale raduno del Carroccio. A centinaia hanno conquistato i posti in prima fila, sotto il palco di fronte alla scritta "Fratelli su libero suol". Altri militanti occupano più punti del pratone, in attesa del pienone vero e proprio.
Attorno alle 9,30 prendono il via i primi interventi politici dal palco, ma tutti sono in attesa del clou della giornata, ovvero l’intervento di Umberto Bossi, atteso per mezzogiorno. La Lega ha riservato ai suoi militanti una coreografia alquanto spettacolare, con una statua enorme di Alberto da Giussano e oltre 200 manifesti che ricordano il giuramento del 1167.

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