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Lo sfogo

Bandiera, inno di Mameli, Pdl: Pirovano ne ha per tutti fotogallery video

Il presidente della Provincia: "Dovremmo rifiutarci di cantare le prime due strofe. Mi viene il prurito a cantare ???Che schiava di Roma???.

La bandiera della Provincia con la scritta Bèrghem, l’inno d’Italia, l’opposizione, gli alleati del Pdl: Ettore Pirovano ne ha per tutti. Dopo la conferenza stampa indetta per spiegare anche ai più scettici quanto sta facendo la Provincia per i lavoratori bergamaschi in cassa integrazione, il presidente convoca giornalisti e fotografi nel suo ufficio per una chiacchierata. Oggetto: bandiere e inno nazionale. E qui inizia il personale show di Pirovano. Prima mostra, una a una, tutte le “bandierine” che la Provincia ha sfoggiato in questi anni. C’è la classica giallorossa, poi quella che ricalca il gonfalone e un’altra con il classico stemma. Poi l’ultima, quella presentata in Giunta pochi giorni fa e che ha già scatenato furiose polemiche. “Bergomatum ager vuol dire terra di Bergamo – spiega – è il nome che davano le legioni romane alla terra bergamasca. A me non piace. Preferisco Bèrghem. Non capisco quelli che si arrabbiano. Non ci sono simboli di partito, anzi il verde è più scuro di quello padano. Mi fa dubitare che questi singoli vogliano essere liberi, come ectoplasmi, di sguazzare come pare loro”. L’obiezione è spontanea: si sono arrabbiati anche gli alleati. Il Pdl ha sollevato molti dubbi sull’iniziativa leghista. La risposta è un missile terra aria. “Ci credo che si arrabbiano, ci accusano di surclassarli. Il problema è che da loro io sto ancora aspettando delle idee. A me piace vivere la vita, non subirla”. Una bordata che sicuramente scatenerà la reazione del Popolo della Libertà, sempre che in via Tasso riescono a riprendersi dalla botta data dal presidente.
Capitolo Pdl chiuso, ecco che Pirovano, come il coniglio dal cilindro, estrae da un cassetto il testo dell’inno italiano. Arriva il secondo missile. “Dovremmo rifiutarci di cantare le prime due strofe – dice –, mi viene il prurito a cantare “Che schiava di Roma”. Non fa nulla se nelle altre strofe c’è anche la frase “I bimbi d’Italia, Si chiaman Balilla; Il suon d’ogni squilla. I Vespri suonò”. “Il fascismo non può più tornare quindi…” – spiega Pirovano. L’importante è ovviamente che ci sia: “Dall’Alpe a Sicilia, dovunque è Legnano”.

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