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L'arci

Render viva la città vuol dire creare disturbo: va fatto, ma bene

Il presidente Massimo Cortesi interviene nel dibattito su una Bergamo viva tutto l'anno e avanza una serie di proposte su cui ragionare.

Grazie alla riuscitissima adunata degli Alpini ci si sta ponendo la questione di come rendere viva la nostra città un poco più spesso che non ogni 24anni. E’ una questione che la nostra associazione ha posto più volte non trovando risposte, anzi spesso ostacoli.
Abbiamo sempre evidenziato come un luogo non vissuto sia anche un luogo meno sicuro. Oggettivamente oggi le piccole città, come i centri periferici, sono sempre meno vissuti dal cittadino autoctono che preferisce vivere le sue uscite “fuori porta”, lo stesso vale per i parchi giochi in maggioranza frequentati da bambini alloctoni. Anzi il cittadino, come dimostra la cronaca quotidiana, spesso entra in conflitto con chi vuole (bene o male) rendere più vivace e divertente la città. E’ il caso di una nostra sperimentazione in via Quarenghi: a fine 2008 abbiamo riattivato un bar che aveva avuto traversie e chiusure legate a irregolarità. Un piccolo spazio che abbiamo “arricchito” culturalmente con iniziative come la Carovana Antimafie, la presenza di scrittori (ad esempio Biondillo), piccole iniziative musicali, dibattiti su vari temi. Parte della cittadinanza non lo ha accettato, non voleva che la sua apertura si prorogasse oltre le 20,30 e lo ha boicottato causandone (assieme anche a nostre incapacità gestionali) la fine dell’esperienza dopo soli 15 mesi.
Non ci si può però nascondere: rendere viva la città vuol dire “creare disturbo” ad una parte dei cittadini, una parte numericamente importante che è sempre stata privilegiata dalle politiche comunali rispetto a chi cerca di rendere Bergamo più “europea”. Il nostro pensiero inoltre è più semplice, meno ambizioso: ci piacerebbe tornare alla città di un tempo dove i caffè rimanevano aperti fino a tarda ora e dove si chiacchierava e discuteva, dove si passeggiava e si giocava. Non ci si può nascondere: rendere la città più viva vuol dire davvero creare “disturbo”. Compito di tutti, a partire dall’amministrazione pubblica, è "pesare" quanto sia positivo questo “disturbo” nel creare coesione sociale e star bene rispetto a quanto sia negativo e trovare le dovute mediazioni e regolamentazioni con il coinvolgimento di cittadini, commercianti, associazioni ecc. Noi pensiamo che i vantaggi siano maggiori rispetto agli svantaggi e che allora si deve avere il coraggio di mettersi in gioco.
Mettersi in gioco con il coinvolgimento di tutti perché per rendere viva la città non basta pensare ad alcuni mega-eventi bensì pensare ad una attività “diffusa” per buona parte dell’anno. Una attività diffusa e coordinata che si diverta nel coinvolgere non solo il centro cittadino ma anche le periferie, con un certosino lavoro di puzzle che sposti in egual misura su tutti i cittadini vantaggi e svantaggi: se questo week end faccio eventi e chiudo Borgo Santa Caterina, il prossimo evento lo realizzerò a Colognola e poi andrò in centro e così via. Nel frattempo vanno incentivate le “iniziative semplici” che a costi bassi permettono di tenere vivi i luoghi: affidiamo i parchi ad associazioni, realizziamoci iniziative in primavera ed estate; rendiamo “accoglienti” i luoghi considerati “negativi”:come le stazioni e il parco degli alpini, presidiandoli. Potenziamo, in occasione degli eventi, la presenza dei mezzi pubblici, creiamo accordi perché vi siano agevolazioni nell’uso ad esempio dei taxi ( il “taxi rosa” a tariffe speciali per gruppi di donne sperimentato già in diverse realtà), aiutiamo chi ha difficoltà ad uscire di casa per timori o problemi fisici.
Rendere viva la città non vuol dire per forza renderla solo rumorosa: dare la possibilità di avere dei dehors per alcuni ristoranti o locali rende più piacevole passeggiare; fare yoga nel parco non crea decibel mostruosi; così come le letture per i bambini. Fare musica non vuol dire solo rock ma anche sentire musica in acustico come far divertire chi vuol ballare il liscio o ascoltare musica classica o il jazz. Creare più luoghi per far dare sfogo con mostre alla creatività giovanile favorisce la conoscenza e il rispetto dei luoghi oltre al loro recupero. E stiamo dimenticando il teatro, le molte altre attività culturali sportive e ludiche.
E inoltre, per noi, rendere la città più viva vuol dire renderla più “slow”, più lenta e attenta a se stessa, una città che impari a conoscersi e a riconoscersi.
Noi vogliamo provarci e stiamo con chi vuole provarci

Massimo Cortesi
Presidente Arci Bergamo

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