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Tesoro? Si fa per dire…

Su "La Stampa" Gianluca Paolucci spulcia sulle attività dei protagonisti della trattativa per la compravendita del Torino: Urbano Cairo e la famiglia bergamasca.

Su "La Stampa" l’articolo firmato da Gianluca Paolucci in cui si spulcia sulle attività dei due protagonisti attuali della compravendita del Torino: l’attuale presidente Urbano Cairo e i potenziali acquirenti, la famiglia bergamasca dei Tesoro.

A confronto i patrimoni di Cairo e del potenziale acquirente dei Granata In attesa di chiarire le reali intenzioni dei due contendenti, il derby Savino Tesoro-Urbano Cairo per il Toro lo vince per distacco l’imprenditore milanese. Per mercoledì Tesoro ha annunciato una conferenza stampa: «Spiegheremo le nostre intenzioni ma mi sembra che Cairo non voglia più cedere». Di certo la battuta di Cairo, che nei giorni scorsi ha detto di voler vendere a qualcuno «più ricco e più bravo» assume un significato preciso mettendo a confronto i numeri «ufficiali» dei due imprenditori. Almeno per la parte del più ricco: sul più bravo il giudizio dei tifosi è sospeso.
GIORNALI E RIVISTE
Il gruppo di Cairo è controllato tramite la Ut Communications, una società per azioni con sede in via Montenapoleone, a Milano, nella quale lo stesso Urbano Cairo ha il 99,5% delle quote. A questa società fanno capo tutte le attività principali dell’imprenditore, ovvero essenzialmente la partecipazione nella Cairo Communications spa, quotata a Piazza Affari e capofila del gruppo nel settore dell’editoria e pubblicità. Alla Ut fa capo il 60,3% della società quotata, mentre il 12,5% è in mano all’imprenditore. La partecipazione della Ut è in parte diretta e in parte tramite la Ut Belgium Holding, società di diritto belga che detiene il 15% della quota. Alla base della scelta, presumibilmente, ragioni di «efficientamento fiscale» legate alla diversa fiscalità delle holding di partecipazioni.
Un settore, quello editoriale, dalle performance non brillanti: la frenata della raccolta pubblicitaria si fa sentire pesantemente per tutti e Cairo Communications, gruppo concentrato nella stampa periodica, non fa eccezione. A fronte della frenata dei fatturati va anche detto che nell’ultima semestrale, il gruppo mostra una tenuta del margine operativo – la differenza tra ricavi e costi – e un utile netto che resiste a 5,7 milioni contro i 7,1 dei primi sei mesi 2008. Poi ci sono i debiti: al livello della Cairo Communications sono 72,75 milioni di euro a fine 2008, contro un fatturato di 229,3 milioni di euro.
TUBATURE
Il settore nel quale opera il gruppo di Savino Tesoro, siderurgia e lavorazione e commercializzazione di metalli, è radicalmente diverso. Anzi, il gruppo c’è ma non redige un bilancio consolidato e questo rende più complicato il confronto. Detto ciò, la capofila delle attività di Tesoro è la Tubra Vps, una srl con sede ad Ambivere, in provincia di Bergamo, della quale Tesoro è presidente oltre che azionista con l’85%, mentre il restante 15% è in mano alla signora Maria Glionna. Alla Tubra Vps fa capo la Te.Ma., Tecnologie Meccaniche Applicate. A fine 2008 aveva 7,8 milioni di fatturato e 8,7 milioni di debiti, con utile finale di 277 mila euro. Fa da sola il 48% dei ricavi del gruppo di Tesoro ed è anche la società coinvolta in una vecchia storia di truffe alla Ue, nel 2004, che l’imprenditore d’origine barese non ama venga ricordata. Per dovere di cronaca, si è chiusa nell’ottobre del 2009 con una condanna. Nel gruppo anche la Ortolano di Lecco e la Sotec di Mapello (Bergamo). Entrambe nel settore dei metalli, la prima ha un fatturato di 4,2 milioni con un utile di 950 mila euro, la seconda 3,9 milioni di fatturato e 582 mila euro di utile. Sempre alla Tubra fa capo la Pro Patria, della quale non sono disponibili bilanci. Proprio il 2008 è stato comunque un anno d’oro per la holding dei Tesoro: 2,99 milioni di utile netto. Peccato che sia arrivato tutto dalla Bitter srl, società immobiliare messa in liquidazione quell’anno dopo aver staccato il cedolone, e successivamente ceduta al di fuori del gruppo ad una società a sua volta finita in procedura concorsuale a fine 2009.
PESO DEL TORO
Nei conti di Cairo non sono stati conteggiati i risultati del Torino Fc, che pesa sui debiti per un ammontare di 51 milioni di euro. Ovvero, molto di più dei fatturati di tutte le società di Savino Tesoro messe insieme. Chiunque comprerà, dovrà partire, suo malgrado, proprio da lì.

 

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