• Abbonati
Concorso letterario

“Lettera a un soldato”, premiati i dieci temi migliori fotogallery

Durante la cerimonia, che si ?? tenuta nell???aula Barbisotti del centro di formazione di Ubi Banca, sono stati dati riconoscimenti ai dieci migliori temi sui 231 realizzati dagli studenti delle scuole superiori.

L’ufficio scolastico provinciale e Ubi Banca hanno premiato i vincitori del concorso letterario: “Lettera ad un giovane soldato impegnato in una delle missioni che vedono coinvolti reparti dell’Esercito italiano all’estero”. Durante la cerimonia, che si è tenuta nell’aula Barbisotti del centro di formazione di Ubi Banca, sono stati dati riconoscimenti ai dieci migliori temi sui 231 realizzati dagli studenti delle scuole superiori di tutta la provincia di Bergamo.
Un percorso per favorire lo studio e il confronto tra giovani su tematiche legate alla cultura della pace, della memoria, diritti umani, libertà, solidarietà, sviluppo, gestione dei conflitti, democrazia, mondialità, legalità intercultura, convivenza civile, cittadinanza e Costituzione. Presenti alla premiazione il prefetto Camillo Andreana, il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Luigi Roffia, il comandante militare dell’esercito Lombardia Camillo de Milato, l’assessore provinciale Giovanni Milesi e l’assessore comunale Danilo Minuti.
"L’Esercito italiano sta cambiando – spiega Luigi Roffia – e anche la concezione dei giovani nei confronti dei militari sta cambiando. Dobbiamo essere vicini alle forze dell’ordine per aiutare la democrazia ed educare i ragazzi".

Ecco la lettera di uno dei vincitori: Michele Lanzetti (liceo scientifico Maironi da Ponte di Presezzo).

Caro amico,
vorrei arruolarmi nell’aeronautica militare e ciò mi ha portato a riflettere sulla condizione di chi come te, intrapresa la carriera militare volontari, è impegnato in missioni di pace nel mondo; certo la tua destinazione, l’Afghanistan, ha una visibilità maggiore di altri scenari che vedono coinvolti i nostri soldati. Nonostante questo l’atteggiamento dell’opinione pubblica italiana rispetto alla politica estera del nostro paese è omertoso quando non indifferente; in occasione poi di attentato come quello recente a Kabul ai danni dei paracadutisti. i partiti sono concordi nell’esprimere gli stessi giudizi di condanna e le istituzioni fanno quadrato nel ribadire le irrinunciabili finalità umanitarie e di democrazia di questi interventi. Secondo me i governi manifestano molta ipocrisia nello sbandierare motivazioni filantropiche a giustificazione di azioni che poi calano meri interessi economici: l?Italia è lì per via della nostra affiliazione all’alleanza atlantica, gli Stati Uniti ci sono andati per azzerare la minaccia di Al Quaeda. Ora,m il problema è che il regime talebano smantellato in Afghanistan non era un’escrescenza dei gruppi jihadisti originari del Pakistan, impiegati da Islamabad nel braccio di ferro con l’India (penso all’attacchi al Taj Mahal di Mumbay un anno fa). Stabilizzare la regione quindi, è imprescindibile da un’intesa con gli stati limitrofi ma richiede un cambio di strategia: in primis si dovrebbero evitare la distruzione sia delle coltivazioni di oppio sia dei centri abitati pur di colpire i terroristi ivi annidati: ciò infatti non fa che inasprire la tensione e, alimentando il revanchismo dei civili nei confronti degli “infedeli invasori” agevolare il reclutamento, da parte dei talebani stessi, di giovani disoccupati da trasformare in kamikaze. Allo stesso modo non si può oensare du dare un assetto democratico a un paese poco coesi ed in balia dei potentati locali: lo hanno dimostrato i numerosi brogli alle ultime elezioni; lo stesso Karzai in fondo non parrà detenere un potere legittimo perché agli occhi dei signorotti locali (portavoci delle varie etnie) sembrerà un fantoccio filo-occidentale più che il carismatico capo tribale che dovrebbe essere il riferimento dello Loya-Jirga, come da Costituzione. Comunque, vuoi sapere cosa penso del tuo ruolo, che molti definirebbero di “operatore di pace”? Bè, hanno ragione: voi combattete una giusta crociata contro l’ignoranza, la miseria e il terrorismo inteso come aberrante deformazione del fondamentalismo islamico! Secondo me vale l’aforisma oraziano “se la casa del tuo vicino va a fuoco la cosa ti riguarda eccome”, cioè anche se l’Afghanistan non è al nostro confine è valsa la pena di cercare di sottrarlo all’isolamento e all’arretratezza in cui stava sprofondando, perlomeno prevenendo che si trasformasse in un santuario di integralisti; come è irrealistico confidare in un utopico trionfo è altrettanto insensato farsi preda della rassegnazione e caldeggiare il ritiro. Posto dunque che la democrazia non è attuabile nel breve termine data la frammentazione della nazionale (ce lo insegna anche Hosseini ne “Il cacciatore di aquiloni”) bisogna istituire dall’alto un potere condiviso dai capi tribù, di cui le truppe straniere si faranno garanti, fino a quando, grazie all’istruzione, le giovani generazioni saranno state emendate dall’oscurantismo e dall’obnubilazione ora imperanti e promossi dai Russi prima e dai talebani poi. Allora, conseguita una parvenza di coscienza nazionale, e anche per merito tuo si potrà avviare il processo democratico.
 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI