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Riva

“Credo nel partito, senza essere uomo d’apparato”

"E' ora che smettiamo di contarci e cominciamo a contare". Gabriele Riva, trent'anni, si appresta all'ultima battaglia interna pensando a un futuro in cui il Pd sar?? interlocutore importante dentro la societ?? bergamasca.

"E’ ora che smettiamo di contarci e cominciamo a contare". Gabriele Riva, neanche trent’anni, si appresta all’ultima (spera) battaglia interna al Partito democratico pensando a un futuro in cui il Pd sarà davvero interlocutore importante dentro la società bergamasca. E’ lui, il sindaco di Arzago, giovane, bersaniano, il candidato trasversale della compagine di centrosinistra che domenica 13 dicembre si appresta a nuove primarie per scegliere il segretario provinciale, il successore di Mirosa Servidati. Uomo di apparato? chiediamo, girandogli una delle critiche che raccoglie la sua candidatura decisamente "forte": "Data l’età il mio percorso politico e amministrativo è stato piuttosto breve: come si fa a definirmi d’apparato, non so. Certo credo nel partito, un partito inserito nella società bergamasca coi suoi circoli, con la vita di un partito e le regole: forse in questo posso essere considerato d’apparato".
Al contrario va detto che il suo avversario è considerato un outsider: Mirio Bocchi, già sindaco di Osio Sotto si è autocandidato a sorpresa e sta raccogliendo attorno a sè adesioni di un certo peso . "Non voglio far polemica a pochi giorni dal voto – spiega Gabriele Riva -, ma la mia candidatura è giunta al termine di un percorso che ha puntato a unire forze diverse del partito (bersaniani e  franceschiniani, ndr), registrando anche un importante passo indietro, quello di Matteo Rossi, fatto proprio nel segno dell’unità e sinceramente mi hanno un po’ stancato le accuse di inciucio che vengono lanciate ogni volta che si raggiunge un accordo interno". 
Non gli piace neanche che si giochi a spaccare contrapponendo da una parte la politica e dall’altra il territorio: "Non è che i sindaci stiano tutti con Bocchi, sia chiaro: molti amministratori sostengono la mia candidatura, anche se io non faccio elenchi". E conclude: "Non sarà una passeggiata  quella di domenica, non è mai una passeggiata quando si chiama la gente al voto. Ma da lunedì in poi spero che il Pd comincia a guardare fuori e non più al proprio interno".

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