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Carabinieri di zogno

Preso il rapinatore di gioiellerie, lo aiutava la compagna col beb?? video

In manette due fidanzati, 34 anni lui, 39 lei: la donna effettuava un sopralluogo spingendo la carrozzina della figlia, poi il bandito effettuava il colpo, spesso usando violenza sui negozianti. L'ultimo colpo sabato a Seriate.

Compagni nella vita e nel crimine. I carabinieri di Zogno hanno arrestato domenica sera ad Almè I.B., 34enne, e la fidanzata L.F., 39 anni. Secondo i militari, lei (almeno in due occasioni) effettuava sopralluoghi nelle gioiellerie da svaligiare, portandosi appresso anche la figlioletta di pochi mesi per non destar sospetti. Poi entrava in azione lui: si spacciava cliente e di lì a poco aggrediva il negoziante con violenza spropositata, causando anche lesioni gravi. Una specie di Bonnie e Clyde in salsa orobica, incensurati, amanti del bel vivere senza il disturbo di lavorare per pagarsi i vestiti firmati che erano abituati a indossare. All’apparenza una coppia come tante. Lui con la faccia da bravo ragazzo, dietro cui però nascondeva un’indole violenta.
Le rapine – L’ultimo colpo, secondo i carabinieri, è stato messo a segno sabato pomeriggio a Seriate: I.B., che in questo caso avrebbe agito da solo, ha aggredito Brunetta Sola, 46 anni, che però ha reagito e si è divincolata, chiamando aiuto. L’uomo è scappato e domenica sera è stato arrestato dai militari, che hanno fatto irruzione nell’appartamento di Almè dove la coppia viveva. 
Le indagini, svolte dagli uomini dell’Arma nell’arco di tre mesi sulla base dell’incrocio di vari tabulati telefonici e di alcune impronte digitali, hanno potuto attribuire alla coppia la responsabilità di due rapine ai danni di altrettante gioiellerie: in altre due occasioni I.B avrebbe agito da solo. In un caso, nell’agosto di quest’anno, a Petosino, il proprietario dell’oreficeria Bazzi, a seguito dei numerosi e, come emerge dal video a circuito chiuso, spietati colpi alla testa subiti con un martello, riportò un serio trauma cranico. Vittima anche la titolare della gioielleria Miri di piazzale Oberdan, colpita in giugno. Quella volta la 39enne effettuò il sopralluogo. Lo ha confermato davanti al gip, negando però di essere a conoscenza del disegno criminoso del compagno. "Entrava e diceva di aspettarmi fuori, pensavo volesse farmi un regalo". Secondo l’accusa, però, sarebbe stata proprio lei a occuparsi di vendere il bottino in alcuni negozi di compravendita di oro a Bergamo, Venezia e Milano.
Nel corso della perquisizione dell’abitazione i militari hanno rinvenuto diversi monili in oro, probabile provento delle rapine, e i capi di abbigliamento utilizzati durante i colpi, compreso uno perpetrato a Verona il 18 luglio scorso in danno di una oreficeria del centro città.
La coppia, accusata di rapina aggravata e continuata, sequestro di persona e lesioni gravi, è stata portata nel carcere di Bergamo. "Eravamo in difficoltà economiche" si sono giustificati i due dopo esser stati sottoposti a fermo (già convalidato dopo l’interrogatorio alla presenza del difensore d’ufficio Giovanni Calvosa). I.B. ha aggiunto che doveva procurarsi i soldi anche perché minacciato da un uomo di Bonate, che secondo lui avrebbe anche violentato la compagna. Circostanza confermata dalla donna, che però non ha voluto sporgere denuncia verso il presunto aguzzino.
Il gip Raffaella Mascarino ha scarcerato la donna, imponendole l’obbligo di dimora a Almè, in considerazione anche del fatto che dovrà badare alla bambina di appena sei mesi. L.F. ha già quattro figli, avuti dall’ex marito, cui sono stati affidati. Lui invece resterà in carcere.

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