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Il dibattito

Monsignor Bonati: l’ora di Islam? S??, ma con le regole

Il delegato vescovile della diocesi di Bergamo per la scuola: "L'apertura al dialogo e al confronto, la risposta alle esigenze crescenti della societ??, sono fattori positivi di civilt??"

Un  tema delicato e interessante. Un tema che può contrapporre, ma può anche avvicinare, insomma far dialogare per una convivenza nel segno del rispetto. Stiamo parlando dell’ora di religione islamica, proposta da alcuni politici di destra e sinistra, criticata da alcuni uomini di fede cattolica, ma anche apprezzata in modo  trasversale sia politicamente che a livello religioso. Sul tema abbiamo ascoltato monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la scuola e l’insegnamento religioso nella diocesi di Bergamo, ma che cura gli stessi argomenti nell’ambito della Conferenza episcopale della Lombardia.
Monsignore, che giudizio dà della proposta di Fini e D’Alema insieme che vorrebbero l’ora di religione islamica nelle scuole?
Positivo, tutto sommato. Se ci sono persone di altre fedi nelle nostre scuole bisogna accogliere le loro identità culturali e religiose nel rispetto di tutti. Non ho nulla in contrario rispetto a questa proposta.
Ma il cardinal Bagnasco qualche dubbio ce l’ha.
Capisco e in parte condivido i dubbi del cardinal Bagnasco. Ricordiamoci come è nato l’insegnamento dell’ora di religione in Italia così come è strutturata oggi.
Come è nato?
E’ frutto del concordato, articolo 9 per la precisione: un patto, un’intesa tra Stato e Chiesa in cui lo Stato italiano riconosce la cultura cattolica come un patrimonio storico e di valori per l’Italia. Mi sembra più arduo rilevare la stessa importanza, nella costruzione nazionale, per la religione islamica.
E allora? Niente ora di religione islamica?
Per carità. L’apertura al dialogo e al confronto, la risposta alle esigenze crescenti della società, sono fattori positivi di civiltà. Bisogna però che anche per i musulmani vengano seguite le regole dettate ai cattolici.
Ci spieghi meglio.
Nel 1984, dopo un lungo dibattito, venne istituita l’ora di religione cattolica, facoltativa, nelle scuole italiane. Ma non si tratta di un’ora confessionale, tant’è che qui, per dirne una, non si spiega la Bibbia.
Niente Bibbia?
Già, la Bibbia non è il libro di testo utilizzato dai professori di religione, qualche rimando viene ovviamente fatto, ma il punto è la ricerca di un senso nella vita, senso che può esser trovato nella religione. Ma sia chiaro, l’ora di insegnamento cattolico non serve a far proseliti.
Niente Bibbia, quindi automaticamente niente Corano, nell’eventualità dell’ora di Islam?
Beh, se le regole valgono per tutti, non è il Corano che va insegnato a chi farà l’ora di religione islamica.
No al Corano, no alla Bibbia, se ggiungiamo che da più parti arriva la richiesta di un  insegnamento "storico" o comunque non suddiviso per fedi, non sarebbe meglio proporre l’ora di religione come ora di insegnamento delle tante religioni del mondo?
Anche di questo si è dibattuto nel 1984, quando poi si decise di avviare l’ora di religione cattolica. Ma c’è un problema in Italia. Nelle università statali non si insegna scienza delle religioni, lo studio della teologia non c’è. Quindi, chi garantisce questo tipo di insegnamento trasversale ai ragazzi poi?
Solo un problema di preparazione?
Ci fu, allora, anche un altro problema. Nel 1984 lo Stato italiano propose agli ebrei e ai protestanti, le due fedi più presenti dopo quella cattolica, di attivare un percorso di formazione, sulla scia dell’ora di religione cattolica. Le due confessioni religiose risposero no.
Questo è il passato, che ha spento la possibilità di insegnare le religioni insieme. Torniamo all’islam: il no all’insegnamento del Corano tout court e l’approccio non proprio promozionale della religione ne farebbe un insegnamento "laico". Possibile per i  musulmani?
Questo è il punto. La scuola deve aiutare i ragazzi a porsi delle domande e a darsi delle risposte. Non è certo seguendo passo passo il Corano (ma neanche i Vangeli) che questo può accadere. Quindi se si trovano insegnanti dell’islam (tra l’altro bisognerà capire quale islam) pronti a ragionare in questi termini, questa ora può diventare un momento importante di convivenza civile tra culture diverse. Perciò dico sì. E volentieri.

 
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