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Il dissenso

Se anche il Nobel recita spot

La delusione di chi ha assistito all'intervento del premio Nobel per la Chimica Aaron Chiechanover a Bergamo Scienza: "Un occulto spot alle più importanti aziende farmaceutiche".

Egregio Direttore,
le scrivo in preda alla delusione e all’avvilimento che mi sono stati causati dall’aver assistito, la sera di venerdì 16 ottobre, al gigantesco e occulto spot tributato alle più importanti aziende farmaceutiche da parte del Premio Nobel 2004 per la Chimica, prof. Aaron Ciechanover, durante una lectio nel corso di Bergamoscienza.
Questa, sia detto per inciso, è un’iniziativa lodevolissima dal momento che, per un paio di settimane l’anno, pone questa sonnacchiosa città al centro del dibattito scientifico e culturale internazionale.
Personalmente non manco mai di partecipare ad almeno alcuni degli appuntamenti in programma, nonché di accompagnare a mostre e laboratori i ragazzi dell’Istituto Professionale per cui lavoro e fino a venerdì sera la mia fiducia nel comitato scientifico e nei relatori era sempre stata ben riposta.
Malgrado la splendida scenografia del Teatro Sociale la serata si è purtroppo rivelata infelice fin dalle prime battute, dal momento che la dottoressa Maria Grazia Roncarolo, incaricata di introdurre la conferenza, ha deciso di indulgere nel vezzo di non indossare gli occhiali e ha cominciato a leggere faticosamente da un foglietto (prepararsi prima non sarebbe stato meglio?) la biografia scientifica dello scienziato ospite, storpiandone dapprima il cognome in “Ciciover” e inanellando un’altra serie di strafalcioni come “laurea naturalmente con lauda” (…non pensavo che Ciechanover avesse studiato con ex piloti austriaci avrebbe potuto dire un ingenuo) che hanno generato sorrisi imbarazzati nelle prime file.
Il secondo “colpo di teatro” è stata la radicale modifica dell’argomento della conferenza (senza che naturalmente chi, come il sottoscritto, si era prenotato con largo anticipo, ne fosse stato avvisato a mezzo e-mail), non più, come promesso “il processo di degradazione delle proteine” ma “un percorso storico sulla ricerca farmacologia e la produzione di medicinali”.
Messa in fretta da parte la delusione per la mancata e irripetibile possibilità di ascoltare un Premio Nobel discettare su un tema di mio interesse personale, mi sono dunque messo all’ascolto della “conferenza a sorpresa” su un tema particolarmente delicato e scivoloso.
I miei peggiori timori si sono concretizzati fin dalle prime battute, quando, parlando a proposito del radicale mutamento di paradigma avvenuto nella ricerca farmalogica negli ultimi 70 anni, Ciechanover si è sentito in dovere di citare tutte le prime 6 case farmaceutiche mondiali, badando bene a non dimenticarne nemmeno una (c’erano forse in platea addetti stampa delle major del farmaco ben attenti ad ascoltare eventuali dimenticanze e interpretarle come sgarri?).
L’apoteosi era rimandata solo di qualche minuto: parlando degli albori della ricerca farmacologia moderna, il Premio Nobel, dopo aver dichiarato che in Occidente siamo “tutti dipendenti dai farmaci” e che la nostra “è l’unica medicina seria” dal momento che le pratiche dei “medici cinesi a piedi scalzi” non hanno alcun fondamento, ha deciso di utilizzare come esempio una delle prime molecole naturali sfruttate dall’industria farmaceutica, ovvero l’acido acetilsalicilico.
Per esemplificare meglio, Ciechanover è stato naturalmente “costretto” a pronunciare e mostrare su una serie di slide il nome commerciale del più noto farmaco che utilizza questo principio attivo e dell’azienda tedesca che su di esso ha costruito parte delle sue fortune.
Nient’affatto pago, il Nobel ha dichiarato insistentemente che questo farmaco è il miglior anti-infiammatorio e antipiretico al mondo e che lui stesso lo assume quotidianamente da dieci anni e che lo farà fino al termine della propria vita a scopo “preventivo” dal momento che, a suo dire, le infiammazioni conducono dritte al cancro, che pressoché inevitabilmente si svilupperà negli organi che, a ciascuno di noi, si infiammano più spesso.
Quando ho sentito il signore alle mie spalle bisbigliare che dall’indomani anche lui avrebbe quotidianamente assunto questo farmaco, ho deciso di aver ascoltato abbastanza.
La mia testa e il mio cuore di libero pensatore hanno rapidamente condotto il mio corpo lontano dal Teatro Sociale, ma continuo a pensare con rammarico e preoccupazione ai tanti ragazzi presenti in sala, a cui era stata promessa (tali le parole della dottoressa Roncarolo) “la testimonianza di uno scienziato puro, che ha svolto il suo lavoro per pura passione per la ricerca, accorgendosi solo in un secondo momento delle implicazioni farmacologiche della sua scoperta”…mi auguro che non troppi di loro siano caduti nel tranello.
Ho pensato anche, con maligna curiosità, a quanto sarebbe interessante sapere quante delle persone presenti in sala hanno oggi acquistato o assunto una compressa di quel farmaco a base di acido acetilsalicilico.
Cordiali saluti
Simonmattia Riva

 

 

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