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La trattativa

Montichiari torna “bresciano”? Orio alla finestra

Lo scalo, controllato dalla Catullo di Verona, potrebbe ritornare nel controllo dei cugini. Sarebbe il primo passo di un piano che punta all'alleanza con Bergamo.

da quibrescia.it

Potrebbe arrivare preso il divorzio ufficiale tra la Catullo spa di Verona e la D’Annunzio spa di Montichiari. Un documento che stabilisce l’uscita della società scaligera dall’azionariato di quella bresciana, che gestisce l’unico scalo aeroportuale della nostra provincia, è stato presentato nella mattinata di giovedì dal presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora e dal presidente della Camera di commercio, Franco Bettoni, al vice presidente della Catullo, Pierluigi Angeli.
Si tratta di una sorta di proposta ultimativa dei bresciani ai veronesi. Sotto la quale per il momento, nonostante le voci diffusesi nelle ultime ore e riferite anche da quiBrescia.it, non c’è tuttavia ancora la firma di nessuno.
La bozza di intesa parla di un accordo per due società distinte, una a maggioranza bresciana per Montichiari, l’altra veronese per lo scalo di Villafranca, che dovranno crescere per arrivare, in un secondo tempo, a una holding aeroportuale. In questa holding, in un futuro non lontano, potrebbe entrare anche la società che controlla lo scalo bergamasco di Orio al Serio.
"Ci sono già stati incontri", ha confermato Bettoni, "con istituzioni e associazioni di categoria dell’aeroporto di Bergamo. C’è la disponibilità ad aggregarsi, una volta che Brescia avrà chiarito la propria identità".
Ma l’obiettivo del protocollo d’intesa è per il momento quello di porre fine alla stagione delle lotte intestine tra le controparti bresciana e veronese. Per arrivare a una collaborazione che si pone, come scopo, quello di fare nascere una piattaforma aeroportuale del nord-est in alta Italia.
“Credo che le sentenze del Tar e la crisi imperante possano essere da stimolo per rilanciare il sistema aeroportuale dell’Italia settentrionale ed impongano una collaborazione tra le varie realtà che ne fanno parte", ha spiegato Molgora, "Per questo proponiamo alla Catullo di lasciare la concessione per Montichiari in mano nostra e di riconoscere piena autonomia alla D’Annunzio, cedendoci parte delle quote veronesi nell’aeroporto. In cambio arriverà capitale fresco da utilizzare per eliminare i debiti e rilanciare lo scalo”.
Con Molgora, Angeli e Bettoni erano presenti alla conferenza stampa l’assessore alle attività produttive Giorgio Bontempi e Vigilio Bettinsoli, presidente della D´Annunzio spa. Erano invece assenti il numero uno della Catullo, Fabio Bortolazzi e, per motivi legati alla loro attività professionale, Giancarlo Dallera, presidente dell’Associazione industriale bresciana Aib e Franco Tamburini, presidente di Abm, la società nata per togliere Montichiari agli scaligeri. Quest’ultimo ha voluto essere, comunque, collegato per via telefonica ribadendo che la pace con Verona sarà possibile "solo quando una procedura precisa stabilirà che la concessione del D’Annunzio è in mani bresciane".
Già oggi Brescia controlla, tra Provincia e Camera di Commercio, il 15% delle azioni della D’Annunzio, Se passerà l’accordo potrà rilevare le quote necessarie per ottenere la maggioranza assoluta della società che gestisce lo scalo monteclarense, proprio per legare realmente l’aeroporto al suo territorio.
“La proposta messa in campo è seria e deve essere sicuramente valutata tenendo conto che è giunto il tempo di collaborare per il bene comune. La difficile congiuntura economic,a che ha provocato una pesante riduzione dei passeggeri, richiede lo studio e la messa in opera di strategie comuni”, ha sottolineato Angeli in rappresentanza della Catullo.
Brescia, quindi, ha fatto il suo passo, Verona deve rispondere, ed anche in tempi brevi, entro quindici giorni circa, perché la D’Annunzio ha un buco di circa 5 milioni e mezzo di euro (ai quali vanno sommate le spese pregresse) che deve essere sanato entro breve.
In più Provincia e Camera di commercio di Brescia, che sono socie anche della Catullo spa, devono decidere se partecipare pro quota all’aumento di capitale da 40 milioni di euro che la società veronese ha chiesto ai propri azionisti per rilanciare Villafranca.
Tra gli addetti ai lavori è quindi aperto il discorso su quale sarebbe il giusto prezzo dell’acquisizione da parte bresciana della società D’Annunzio spa. In aprile da Verona erano arrivate valutazioni vicine ai 40/50 milioni di euro. Ma la crisi impone scelte differenti e più oculate.
Tra aumento della Catullo, acquisto e risanamento della D’Annunzio, più gli investimenti per un indispensabile rilancio dello scalo bresciano, il costo totale dell’acquisizione potrebbe arrivare molto vicino a quota 80 milioni. Una spesa che, secondo alcuni tra cui gli ambientalisti
(leggi qui), non sarebbe né adeguata né sostenibile.

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