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Il vescovo beschi

“Abbiamo fatto del lavoro un idolo: paghiamo questa distorsione etica”

A poche ore di distanza dall'annuncio di oltre 800 tagli alla Tenaris Dalmine, il vescovo di Bergamo approfitta di un convegno promosso dalla Cisl che celebra i cent'anni dello storico sciopero alla Zopfi di Ranica per un discorso apparentemente provocatorio.

A poche ore di distanza dall’annuncio di oltre 800 tagli alla Tenaris Dalmine, il vescovo di Bergamo approfitta di un convegno promosso dalla Cisl che celebra i cent’anni dello storico sciopero alla Zopfi di Ranica per un discorso apparentemente provocatorio. "Abbiamo fatto del lavoro un idolo – ha detto dal tavolo dei relatori monsignor Francesco Beschi – E come tutti gli idoli adesso ci sta tradendo". Una sorta di pugno nello stomaco, un’affermazione misurata parola per parola. Ma si avverte una convinzione forte: "Questo modo di intendere il lavoro come valore assoluto, disancorato da tutto il resto, ha contribuito a creare quella distorsione etica che ha portato a questa crisi". Il vescovo parla evocando fatti di un secolo fa, ma il suo ragionamento è calato nel presente. "Il lavoro è qualcosa che ci qualifica. E’ una delle espressioni della nostra umanità. Proprio per questo non può diventare un valore assoluto, finalizzato solo al profitto". Per monsignor Beschi il lavoro non è una "eventualità", è qualcosa che dà sostanza all’uomo. Ma non deve diventare "una necessità". "Non può essere una condanna. perchè altrimenti lede la dignità umana". Nei momenti di grave crisi, come furono quelli che portarono al primo sciopero nella storia del lavoro bergamasco, occorre avere il coraggio delle scelte. Allora la Chiesa, ricorda il vescovo, scese in campo a fianco degli scioperanti. Oggi monsignor Beschi non lo dice esplicitamente, ma evocando "il coraggio delle scelte" lascia capire la sua vicinanza a chi in questi mesi si trova di fronte ad una prospettiva drammatica.  

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