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Clandestini

Immigrato espulso: Bergamo assolve, Cassazione condanna

Non è un "giustificato motivo" rimanere in Italia, da clandestino, eludendo un'ordinanza di espulsione, per "la necessità di contribuire con i proventi di una saltuaria attività lavorativa svolta in Italia, al sostentamento dei familiari in patria indigenti".

Non è un "giustificato motivo" rimanere in Italia, da clandestino, eludendo un’ordinanza di espulsione, per "la necessità di contribuire con i proventi di una saltuaria attività lavorativa svolta in Italia, al sostentamento dei familiari in patria indigenti e adempiere così all’obbligo di mantenimento che anche il nostro ordinamento impone in favore dei congiunti". Lo ribadisce la Cassazione nella sentenza numero 30994.
Il caso riguarda un immigrato nigeriano che non avendo ottemperato al decreto di espulsione emesso per lui nel 2005 era stato assolto dal Tribunale di Bergamo nel 2006 perchè il giudice monocratico aveva ritenuto un "giustificato motivo" la condotta dell’imputato che "non aveva precedenti penali e non si era potuto allontanare dall’Italia per la necessità di contribuire al sostentamento dei familiari in patria  indigenti".
La prima Sezione Penale della Cassazione ha però annullato la sentenza. Secondo i giudici, infatti, "la necessità di provvedere economicamente a se e alla propria famiglia nella patria lontana, integra, certo, un motivo socialmente ed umanamente apprezzabile, ma non può questa necessità rendere in sè inesigibile l’adempimento dell’ordine impartito dalla Pubblica amministrazione nè appare una necessità idonea a rendere questo adempimento (l’espulsione) pericoloso o difficoltoso". La necessità di mantenere la famiglia rientra nelle «condizioni caratterizzanti la situazione del migrante economico», per questo un clandestino deve andare via lo stesso.
 

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