Più di quattrocento persone hanno voluto dare l’ultimo saluto a Ferruccio Carrara, il 47enne alpinista di Nembro, artigiano e istruttore nazionale di alpinismo, morto nel pomeriggio di domenica 12 luglio dopo essere scivolato lungo un sentiero che scende verso il paese di Saas Fee, nel cantone svizzero vallese. In mattinata aveva raggiunto, con otto amici bergamaschi tutti della zona di Nembro, la parete Nord del Lenzspitze (4200 metri) e il Nadelhorn (4327 metri). La fatalità è accaduta su un semplice sentiero, quando gli obiettivi più difficili della spedizione bergamasca erano stati raggiunti.
La salma di Ferruccio Carrara è stata esposta fino a giovedì scorso al Palmonti, nella sede del Cai in città, poi è stata trasferita nella abitazione di Nembro, dove tantissimi amici l’hanno raggiunta per dire addio a Ferruccio, uomo semplice e determinato con la passione della montagna, passione che coltivava non appena il lavoro della sua piccola azienda artigialae gli lasciava un po’ di respiro.
Sabato 18 luglio la parrocchiale di Nembro era gremita: davvero tanti gli amici e i parenti che hanno voluto salutare l’alpinista. Ricorda Andrea Freti, anch’egli istruttore di alpinismo a Nembro con lui in Svizzera nell’ultima spedizione. “Lo conoscevo da tanti anni, siamo cresciuti insieme alla scuola di Nembro e con lui ho fatto molte spedizioni. Era un semplice artigiano, con pochi dipendenti, che si dedicava al suo lavoro e quando poteva alla montagna. Eravamo partiti sabato in 9 amici di Nembro e della zona e in mattinata avevamo già fatto i percorsi difficili che ci eravamo prefissati. Si scendeva tranquilli, si scherzava insieme a Ferruccio. A un certo punto l’ho visto cadere a terra, una scivolata davvero banale. Ma non è riuscito a fermarsi lungo il sentiero, si è spostato di mezzo metro, è finito su alcune rocce e poi è caduto nel vuoto. Non riesco a crederci”.
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