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Curiosità

Donadoni il “talebano”, niente abiti succinti nel ritiro del Napoli

Nel ritiro del Napoli le donne devono indossare abiti casti??gati, altrimenti non si pas??sa. A cadere nella rete pri??ma una signora arrivata al centro sportivo (con marito e figlia) con scollatura troppo azzardata, quindi una ra??gazza in shorts.

Tratto da Corriere.it

Il bunker Napoli si arricchisce di un’altra regola ferrea. Che magari può anche far scattare qualche sorriso, ma che di sicuro rende il senso di quan­to austero, spartano e senza fronzoli sia il ritiro nel mo­nastero di Lindabrunn. Ma prima facciamo un passo in­dietro e ricapitoliamo: si parte dal silenzio stampa e dal­le regole interne al gruppo azzurro, con tanto di multe, anche salatissime, per i trasgressori; si passa al divieto assoluto per stampa e tifosi di tenere attiva la suoneria dei cellulari durante le sedute di allenamento, accompa­gnato dall’invito di parlare al telefono lontano dai cam­pi.
REGOLAMENTO FERREO – C’è quindi l’obbligo per i tifosi di entrare nel centro sportivo a piedi e rigorosamente a scaglioni, in gruppi al massimo di 15 unità. Durante le sedute, poi, bisogna bisbigliare, e al termine dell’allenamento pomeridiano solo due giocatori, decisi dall’entourage azzurro, si avvi­cinano per foto e autografi. Se a ciò aggiungete che la Lindabrunn Sportschule è in collina, isolata e recintata, e che il Napoli alloggia nella stessa foresteria del centro, il quadro è completo. Anzi, quasi completo. C’è infatti la nuova regola di carattere morale che ha preso corpo in questi ultimi giorni, per diventare, proprio ieri, un diktat acclarato: le donne devono indossare abiti casti­gati, altrimenti non si pas­sa. A cadere nella rete pri­ma una signora arrivata al centro sportivo (con marito e figlia) con scollatura troppo azzardata, quindi una ra­gazza in shorts.
SCAMBIO DI SHORT – Giovedì altri due episodi. La prima protago­nista si chiama Marina, e arriva da Procida. I funzionari del Napoli hanno giudicato il suo decolletè un po’ gene­roso, quindi niente accesso. La ragazza fortunatamente aveva una maglia in auto, l’ha infilata e tutto è andato liscio. Il secondo episodio chiama in causa Jolanda, arri­vata fin qui da Zalaegerszeg, Ungheria (dove il Napoli giocò in amichevole l’anno scorso durante il ritiro pre­campionato), insieme a Marko, il fidanzato (nella foto sopra). Indossava la maglia di Lavezzi e dei pantalonci­ni. Giudicati troppo corti. I due hanno usato un escamo­tage spiccio: si sono scambiati gli shorts, col risultato che il ragazzo sembrava uscito da un film anni ’70, e lei dava l’impressione di essere scappata da un circo. Ma l’etica era salva e i giocatori erano stati preservati da pensieri impuri. Per la gioia dei funzionari azzurri, che in questi giorni ricordano i «Matawa» (i guardiani del­l’etica) citati da Donadoni l’altro giorno raccontando la sua esperienza in Arabia Saudita, o i vigili urbani degli anni ’60, che battevano le spiagge col metro, per misura­re i primi bikini e controllare se erano ‘a norma’.

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