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Cassazione

Moggiopoli, Atalanta riammessa come parte civile

Il 13 ottobre prossimo, quando riprenderà a Napoli il processo a carico di tutti i principali protagonisti del cosiddetto caso "Moggiopoli", l'Atalanta tornerà a presentarsi nella vesta di parte offesa. La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza con cui il tribunale napoletano aveva estromesso dal dibattimento tutte le parti civili.

Il 13 ottobre prossimo, quando riprenderà a Napoli il processo a carico di Luciano Moggi e di tutti i principali protagonisti del cosiddetto caso "Moggiopoli", l’Atalanta tornerà a presentarsi nella vesta di parte offesa. Con una decisione non scontata, giovedì la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il tribunale napoletano aveva estromesso dal dibattimento tutte le parti civili adducendo ragioni di "opportunità processuale". E tra queste anche la società nerazzurra, naturalmente, ritenutasi danneggiata dai giochi e dalle combine che hanno manipolato almeno due campionati di serie A (uno di questi coinciso con la retrocessione in serie B dei nerazzurri). L’avvocato Andrea Pezzotta, legale dell’Atalanta, aveva deciso da subito di ricorrre alla Suprema Corte per ottenere giustizia. Giovedì in camera di consiglio la Corte di Cassazione ha deciso di annullare l’ordinanza del Tribunale di Napoli. Tutte le parti civili, quindi, sono state automaticamente riammesse. E’ il caso di ricordare che l’eventuale risarcimento danni da riconoscere ad Atalanta, Brescia e Bologna si aggirerebbe tra i 150 e i 300 milioni di euro. Somma che deriva dall’insieme dei mancati ricavi (diritti tivù e quant’altro) dovuti all’ingiusta retrocessione.  

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