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L'intervista

“Governeremo con i Comuni Non con le societ?? partecipate”

Parla Silvia Lanzani, neo assessore provinciale alla Pianificazione territoriale, Grandi Opere ed Expo. "Massimo dialogo con gli enti locali e accelerazione per le grandi infrastrutture, che ancora latitano. Le societ?? partecipate hanno realizzato ben poco, serve un approccio nuovo per realizzare i sogni in vista dell'Expo 2015"

“Non calerò nessuna scelta sulla testa dei Comuni e di tutte le realtà locali bergamasche. Deciderò con loro, dopo aver ascoltato tutti”: le prime parole di Silvia Lanzani, da pochi giorni assessore provinciale alla Pianificazione territoriale, Grandi Opere ed Expo (con ruolo di tenere le redini dell’ente in caso di assenza del presidente e del vice), suonano come un inno al dialogo e al coinvolgimento di chi vive sul territorio bergamasco.
Questa impostazione di massima apertura e confronto è una critica, un appunto al suo predecessore Felice Sonzogni e all’Amministrazione precedente?
Assolutamente no. Il lavoro del mio assessorato si incrocerà spesso e volentieri con quello del settore urbanistico, per capire se determinate proposte si sviluppo territoriale si possono sposare con le direttive generali della Provincia di Bergamo.
E quali novità propone su questo fronte?
Gli amministratori locali manterranno la loro autonomia, cercherò di farmene garante per quanto di mia competenza. Non saremo i padri-padroni dei Comuni, ma cercheremo di recepire i desiderata di chi, per ogni paese, conosce al meglio il territorio, soprattutto quando si tratta di nuovi amministratori. Nessuna decisione sopra la testa di qualcuno.
Sa bene che ogni Comune tende a mangiarsi il territorio per reperire risorse, ma la Provincia può intervenire per limitare i danni.
Lasciare autonomia ai Comuni e agli amministratori locali non significherà mai dare il via libera ad uno sviluppo disordinato.
Ma secondo lei fino ad ora la Provincia ha tenuto un atteggiamento dirigistico nei confronti dei Comuni?
Per me è troppo presto per fare valutazioni. Potrei essere più precisa tra qualche mese. Di sicuro il presidente non vuole essere un padre padrone della Bergamasca e dei suoi sindaci e io partirò ascoltando e recependo le istanze del territorio.
Quanto alla Pianificazione territoriale, come si comporterà?
Voglio ragionare da cittadino-politico e non da architetto, perché è il ruolo che mi spetta. Attualmente vedo una provincia che non offre peculiarità importanti sotto il profilo infrastrutturale. C’è molto da fare e altre cose vanno portate a termine.
Ad esempio?
Con i cantieri della Brebemi aperti dovremo essere certi che l’opera venga eseguita nel migliore dei modi. Bisogna migliorare la viabilità nell’hinterland di Bergamo e giocare un ruolo determinante per potenziare il trasporto ferroviario.
Il suo predecessore ribadiva che le nuove infrastrutture stradali non dovranno portarsi dietro schiere di capannoni e sviluppo urbanistico disordinato, in particolare nella Bassa. Lei cosa pensa?
Anzitutto le nuove infrastrutture significheranno meno inquinamento, perché garantiranno spostamenti più veloci in auto, e meno incidenti, dato che molte strade tra Brescia e Milano sono al collasso. Fatte le infrastrutture si penserà allo sviluppo del territorio, che deve sempre venire dopo rispetto alle strade e ai servizi.
Diceva “più treno”. Con governo, Regione, Provincia e Comune di Bergamo dello stesso colore politico sarà ancora più facile fare pressione su Trenitalia e in generale sul gruppo ferrovie?
Trenitalia e tutto ciò che dipende da Roma è sempre difficile da smuovere, ma “rompendo le scatole” e con tavoli di confronto immediati qualche miglioramento si potrà avere. Mi rendo conto che le difficoltà burocratiche sono molte e gravi, ma vorrei una Provincia capace di fare da pungolo contro tutte queste difficoltà. E se saltando qualche pratica burocratica riuscirò ad essere più vicina al territorio e ai risultati da ottenere lo farò. Serve più buon senso e un po’ meno burocrazia.
Il tema ritorna: l’asse dello sviluppo si sposta nella Bassa, a Treviglio, la città di Bergamo e l’hinterland non esauriscono più la crescita della provincia. Guarderà a Sud?
Assolutamente sì, la Provincia deve essere un catalizzatore, un facilitatore di tale prospettiva. Nessun Comune e nessun area della Bergamasca verranno dopo il Comune di Bergamo per chissà quale ordine gerarchico o storico. Qualcosa cambierà in termini di “bergamo centrismo”, e non si può non notare che, fatta la Brebemi e fattala Pedemontana, mancheranno comunque dei collegamenti seri tra il capoluogo e la zona Sud della Provincia.
In alcuni casi il suo predecessore è stato sovrintendente rispetto a progetti seguiti da società partecipate dalla Provincia, come Abm2. Sarà uno strumento che utilizzerete per velocizzare l’iter di certe opere?
Non so quali iter certe società abbiano velocizzato. Credo che comunque l’ente Provincia debba avere il massimo controllo e la massima affidabilità sulla tempistica e l’esecuzione delle infrastrutture più importanti. Quanto allo strumento delle società esterne, che spesso sono state un pesante carrozzone, personalmente sono scettica. Il presidente sta analizzando a fondo la situazione.
Il suo mandato scadrà un anno prima dell’Expo 2015. Ha un sogno?
Più di un sogno, voglio la Bergamasca protagonista. E per fare questo sogno le due nuove autostrade pronte, il treno che colleghi la città a Orio, una viabilità più rapida tra tutte le zone della Provincia e soprattutto treni che non impieghino quattro ore (come mi è capitato) per andare da un paese della provincia di Bergamo fino a Milano. Inoltre vorrei che si portassero a termine, con un occhio alle garanzie occupazionali, accordi di programma come quello di San Pellegrino. Su certe questioni bisogna continuare con convinzioni.
Da Bettoni alla Lega. Nella sostanza, da questa intervista, sembrano non emergere molte differenze, pare si punti sulla continuità, non crede?
Vedremo, è difficile rispondere. Di sicuro c’è già stato un segnale forte rispetto al passato: il palazzo di Via Tasso non è più chiuso, i cancelli non sono più sbarrati, e l’apertura ai cittadini, fin dal primo Consiglio provinciale, è stata forte e lampante. Non abbiamo un presidente della Provincia ma una Provincia dei cittadini e per i cittadini.

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