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Giro d'italia

Bertagnolli si impone sugli Appennini, Pinotti terzo

Nella tappa caratterizzata da un faticosissimo saliscendi sulle cime all'Appennino tosco-romagnolo, che ha fatto registrare il primo successo in carriera di Leonardo Bertagnolli al Giro d'Italia, sono andate in scena alcune interessanti prove tecniche di sfida per la conquista definitiva della maglia rosa.

Nella tappa caratterizzata da un faticosissimo saliscendi sulle cime all’Appennino tosco-romagnolo, che ha fatto registrare il primo successo in carriera di Leonardo Bertagnolli al Giro d’Italia, sono andate in scena alcune interessanti prove tecniche di sfida per la conquista definitiva della maglia rosa. Promettenti avvisaglie, che inducono a prevedere grande battaglia nella tappa di domani, con arrivo sul monte Petrano (Pesaro e Urbino), dopo che i corridori avranno scalato 4 Gran premi della montagna, tre dei quali di 1/a categoria. Solo dopo l’ultima ascesa si potranno mettere a fuoco le reali ambizioni del russo Denis Menchov, attualmente favorito assoluto per la vittoria finale e non tanto in virtù della maglia rosa indossata, quanto per la sua condizione di forma, ma soprattutto per la capacità dimostrata di poter reggere l’impatto con le salite. Buona oggi la prova di forza offerta da Ivan Basso, che ha allungato il passo sulle rampe di Monte Casale ed ha trovato un alleato preziosissimo in Stefano Garzelli, che gli ha fatto da apripista, confermandosi – qualora ve ne fosse bisogno – corridore competitivo e sempre adatto alle corse a tappa. L’ottima azione di Basso, resa straordinaria dalle alte temperature oscillanti fra i 35 ed i 40 gradi (sull’asfalto probabilmente ce n’era pure qualcuno di più), ha però partorito il topolino di una mera illusione, subito stroncata dalla reazione di Di Luca e Menchov. I primi due della classifica generale sono stati riportati sotto non dai propri compagni di squadra, ma dagli uomini della Quick Step e della Caisse d’Epargne. Il che ha fatto inviperire lo stesso Basso: non capita tutti i giorni, infatti, di neutralizzare una fuga quasi senza mai tirare, nè costringendo i propri gregari a moltiplicare gli sforzi. Onore a Bertagnolli, nato a Trento ma residente a Russi, non molto lontano da Faenza, che è riuscito a coronare – con il 15/o successo in carriera (il primo nel corso dell’attuale stagione) – una fuga scattata al 27/o km. Il corridore della Diquigiovanni-Androni di Gianni Savio (che aveva già trionfato a Mayrhofen, in Austria, con Michele Scarponi), è riuscita ancora una volta a portare un corridore in auge, confermandosi team agguerrito e competitivo. Alle spalle di Bertagnolli si è piazzato Pauwels, quindi Bak, Pinotti e Marzano, in ritardo di una cinquantina di secondi. Sesto l’ucraino Grivko, a 1’26«. Il gruppo della maglia rosa ha chiuso, invece, a 1’57», più indietro ancora (2’56«) sia Armstrong sia Cunego. In grave ritardo Gilberto Simoni, che oggi è uscito definitivamente di classifica e adesso punterà ‘solò ad un successo di tappa, per non chiudere a mani vuote un Giro comunque da dimenticare. Si è registrato, dunque, il nulla di fatto, al termine di una frazione che prometteva abbastanza e che, soprattutto negli ultimi km, aveva acceso la speranza degli sportivi italiani. Quella progressione di Basso sul monte Casale, dopo che la Liquigas gli aveva preparato il terreno, aumentando la cadenza del gruppo degli inseguitori, faceva ben sperare. Il varesino, assieme al conterraneo Garzelli, era riuscito a scavare un solco di oltre un minuto con il gruppo di Di Luca e Menchov che, non appena la strada ha smesso di salire, si sono rifatti sotto. Domani si replica, su salite molto più dure ed allora i sogni degli sportivi italiani potrebbero tornare a colorarsi di rosa. Menchov permettendo, ovviamente.

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