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Bollette non pagate

Pompieri in debito di 11 mila euro “Ma l’Enel non ci spegnerà la luce”

La caserma di Dalmine è "morosa". Ma dal Comando di via Codussi assicurano: "E' così per tutti i fornitori: i soldi prima o poi arrivano, anche se la situazione è peggiorata con i tagli recenti. Mal agente stia tranquilla: la mancanza di fondi non si ripercuote sull'efficienza del servizio".

I vigili del fuoco non pagano la bolletta: la caserma di Dalmine, che oltretutto non è ancora a pieno regime, ha un debito di 11.538 euro con l’Enel. "Non è nemmeno una cifra così elevata – commentano dal Comando provinciale di via Codussi -I nostri fornitori sanno qual è la situazione e ci danno una mano. Del resto non è che l’Enel possa tagliarci i fili…. E comunque i soldi prima o poi arrivano".
E’ un problema che storicamente affligge la grande e elefantiaca macchina della pubblica amministrazione italiana. La Questura di Brindisi, ad esempio, deve 78.931 euro all’Enel. Non si paga non per mancanza di volontà, ma perché gli accreditamenti da Roma arrivano ogni sei mesi. Dunque occorre armarsi di santa pazienza. "E’ sempre stato così, ma la situazione è peggiorata ultimamente con tutti i tagli che ci sono stati. Va poi detto che le spese che facciamo sono tutte approvate, dunque la copertura finanziaria è garantita. E’ così per l’Enel, ma anche per chi ci fornisce il carburante e ci ripara i mezzi. E poi i soldi sono vincolati ai capitoli, non si possono stornare quelli destinati alla benzina per pagare la luce".
Ma non c’è il rischio di essere lasciati a secco o che qualche mezzo rimanga in garage per mancanza di fondi? "No no, tutto quello che c’è da fare si fa. I mezzi sono sempre in perfetto stato. I soldi prima o poi arrivano. Certamente, è fondamentale un rapporto di fiducia con i fornitori e una certa solidità economica da parte loro". Chi lavora con lo Stato sa di non avere scelta: le fatture continuano a essere pagate mesi dopo, nonostante il Governatore della Banca d’Italia Draghi abbia recentemente invitato la Pubblica amministrazione a saldare i conti celermente. Una buona prassi che ridarebbe fiato all’economia e in particolare alle piccole imprese, che senza iniezioni di liquidi devono giocoforza fare ricorso al credito delle banche per sopravvivere. Prestando il fianco, in molti casi, a richieste di interessi che possono essere abbastanza elevate.

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