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Il caso treviglio

Cromo nell’acqua, i Verdi aspettano il responso Ue

Gli ambientalisti si sono recati a Bruxelles per chiedere chiarimenti sui limiti contradditori fissati dalla legislazione italiana per acqua di falda e acqua potabile. La capogruppo Frassoni ha presentato un'interrogazione alla Commissione: "L'obbligo di tutela della salute non pare rispettato pienamente".

Per la prima volta la delegazione che da Treviglio è andata a Bruxelles ha portato di fronte all’Unione Europea la questione del cromo esavalente nell’acqua di Treviglio e le incongruenze nella legislazione italiana. “Torniamo da Bruxelles – dice il consigliere dei Verdi Marcello Saponaro – consapevoli che non sarà una breve battaglia ma fiduciosi nell’esito finale. Testardamente andremo avanti sia a Milano che a Bruxelles fino a quando non sarà garantita la salute pubblica”.
Attualmente a Treviglio la concentrazione è di 25 microgrammi per litro nell’acqua di falda. Troppi secondo la legge sulle bonifiche che impone un tetto massimo di 5, ragionevoli per Regione Lombardia che ha respinto, a più riprese, la richiesta degli amministratori di bonificare la zona, considerando che la legge mette un tetto di potabilità solo sopra una concentrazione pari o superiore a 50 microgrammi per litro.
“La Regione Lombardia – prosegue Saponaro – ha smesso di bonificare le falde una volta raggiunta la concentrazione di 25 microgrammi/litro, ritenuta dalla regione soddisfacente, nonostante la normativa italiana (legge nazionale in materia di bonifiche DM 471/1999 e D.Lgs 152/2006) stabilisca che la bonifica deve riportare i valori di cromo VI entro i 5 microgrammi/Litro. Per quale motivo la Regione ha interrotto la bonifica?”.
“Inoltre – aggiunge Patrizio Dolcini, del direttivo di Legambiente Lombardia – L’Asl nel 2004 aveva rassicurato dicendo che la concentrazione sarebbe andata diminuendo per effetto di diluizione che avrebbe causato un rientro naturale, mentre ad oggi in due pozzi si raggiungono concentrazioni di 30 microgrammi litro”.
“E’ pur vero – prosegue Dolcini – che al momento la normativa europea di potabilità (50 microgrami per litro) viene rispettata, ma è paradossale che l’Italia abbia recepito nella sua legislazione questo limite comunitario (tramite il decreto legislativo 31/2001) indicato come massimale di riferimento, senza ridurlo in congruenza con quello di falda, di addirittura 10 volte inferiore. Il principio di sussidiarietà in Italia viene ignorato a piacimento: lo spirito delle norme europee è di far si che i Paesi adottino limiti di contaminazione il più stringenti possibili rispetto alla direttiva. L’importante è che non si faccia come il caso atrazina, ovvero che per essere tutti in regola senza sforzi si alzarono i limiti. Con buona pace della salute pubblica”.
Dopo aver illustrato la situazione alla capogruppo dei Verdi-ALE al Parlamento Europeo Monica Frassoni, una delegazione ristretta composta da Patrizio Dolcini e Giuseppe Didu (consigliere comunale con delega all’ambiente Comune di Casirate) è stata ricevuta da Axel Singenhof, esperto di questioni ambientali della Commissione ambiente, il quale ha raccolto i dati relativi alla situazione di Treviglio e ha dato avvio a una ricerca della giurisprudenza in materia.
Monica Frassoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea evidenziando un’incongruenza tra le due normative (di bonifica e di potabilità): “Com’è possibile che il limite delle bonifiche sia 5 microgrammi/litro e invece quello di potabilità sia 50? Il riferimento europeo non deve essere scambiato per un invito agli stati membri di fare il peggio possibile: se l’Italia ha deciso di mettere a 5 microgrammi/litro l’obiettivo delle bonifiche, non può farsi forte di quel 50 per la potabilità. Riteniamo che così facendo non si rispetti pienamente l’obbligo alla tutela della salute previsto dalla direttiva 98/83 e per questo interroghiamo la Commissione europea, organo “guardiano” delle leggi e del rispetto delle direttive comunitarie”.
Analoga interrogazione è stata annunciata da Saponaro al Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni.
 

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