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Il premiato

Doni ringrazia Bergamo: “Questa ormai è casa mia”

Il capitano contentissimo per la benemerenza civica: "Spero di meritarmi questa onoreficenza portando sempre più in alto il nome di quella che è diventata la mia città. Dal panettiere al benzinaio, qui mi vogliono bene tutti". Poi scherza: "Io sindaco? Meglio assessore allo sport..."

Il titolo di miglior cannoniere di sempre sotto le Mura era già suo: con i due gol segnati dall’inizio del campionato, è giunto a quota 83 in 223 presenze. Ora, con la benemerenza civica che l’amministrazione comunale di Bergamo ha deciso di conferirgli (consegna ufficiale in pompa magna a Palazzo Frizzoni il 20 dicembre), Cristiano Doni assurge al titolo di leggenda dell’intero movimento sportivo di casa nostra.
Il fantasista, nonostante il sorriso a trentadue denti, non riesce a nascondere un certo imbarazzo: “Non potremmo parlare della partita con l’Udinese?” chiede, spiazzando i cronisti. Del resto la pubblica onoreficenza l’ha reclamata qualcun altro per lui (Belotti della Lega e Tentorio di Alleanza Nazionale), con l’inevitabile contorno di polemiche e strumentalizzazioni: non a caso in primavera si vota, il bailamme mediatico intorno alla proposta dei due consiglieri di minoranza era scontato. E forse ha un po’ infastidito il diretto interessato, comunque abbastanza saggio da non darlo ad intendere. Ma è chiaro che il premio a tanti anni di onorato servizio non può lasciare indifferente il neo cittadino benemerito: “E’ un attestato di stima e insieme una manifestazione d’affetto nei miei confronti da parte dei bergamaschi – sottolinea con orgoglio il numero 72 nerazzurro -. Non è che l’onoreficenza, che comunque ricevo con soddisfazione, cambi di molto il mio rapporto con questa terra e la sua gente: a Bergamo abito da anni e ho scelto di viverci, ormai è casa mia. Sento ogni giorno la vicinanza delle persone, dal panettiere al benzinaio. E’ la mia città, anche se non ci sono nato. Ora mi toccherà meritarmela, questa cittadinanza benemerita, cercando di portare sempre più in alto il nome di Bergamo”.
Poi la chiosa finale, per rispondere agli striscioni della curva nord che lo vorrebbero addirittura sindaco. Argomento spinoso, ma un’autorità come Doni, una vera roccia sul terreno di gioco, gli scivoloni è abituato ad evitarli anche fuori: “Più che alla poltrona di primo cittadino io miro a quella di assessore allo sport – scherza -: il mio amico Rustico è avvertito… La politica non è il mio ambiente naturale, comunque”.

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