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Cotonificio honegger

Dalla fabbrica al supermercato: la speranza dei dipendenti

Lavoratori in assemblea a discutere del loro futuro. Le donne sono disponibili a cambiar lavoro e passare dall'industria al commercio. Ma c'è chi invece è propenso a rifiutare e piuttosto a cercar lavoro al di fuori della Valle Seriana.

I lavoratori del Cotonificio Honegger hanno detto sì all’ipotesi di accordo siglata nella notte di martedì 25 novembre dai sindacati del tessile e dall’azienda, che due settimane fa aveva annunciato 240 esuberi su un totale di 453 dipendenti. Ne hanno discusso durante l’assemblea svoltasi nel pomeriggio di mercoledì, che ha visto una grande partecipazione di personedi cui anbbiamo sondato le opinioni.
Sei anni fa aveva chiesto lei di lavorare part-time al Cotonificio Honegger, perché doveva occuparsi della figlia di tre anni, e adesso non direbbe di no ad un contratto dello stesso tipo in un supermercato. Odetta Paganoni è una delle tante dipendenti che ha varcato il cancello dell’azienda di Albino per partecipare all’assemblea dei lavoratori e discutere dell’intesa che fra l’altro prevede incentivi alla mobilità e alla cassa integrazione a zero ore e la prospettiva di ricollocamento nella struttura commerciale di prossima realizzazione del gruppo Lombardini, che si è impegnato a ricollocare 150 dei 240 esuberi annunciati dal Cotonificio (quasi tutti con contratti part-time). 
Altre colleghe di Odetta, che attendono l’inizio dell’assemblea riunite in un piccolo gruppo all’ingresso dello stabilimento, sono dello stesso parere, come Lauretta Adamoli, carnagione chiara e capelli lunghi biondi, uno dei "volti" della Valle Seriana che settimana scorsa ha partecipato alla trasmissione "L’Infedele" di Gad Lerner: "Io ci andrei subito a lavorare nel supermercato che dovrebbe realizzare Lombardini". E anche Liliana Ghilardi accetterebbe volentieri "ma se fossi sposata, mentre con un mutuo da pagare da sola le difficoltà si farebbero sentire". Laura Pirovano invece non ci sta: "Io qui lavoro a tempo pieno e mio marito è in cassa integrazione in un’altra azienda tessile da quasi un anno; considerando poi che abbiamo una bambina di un anno per me non sarebbe un’offerta vantaggiosa accettare un part-time".
Ma bisogna tenere conto dell’offerta di lavoro di questo periodo – ammettono tutte – che scarseggia in quasi tutti i settori. "Meglio un part-time che niente" dicono in coro le lavoratrici di un’azienda che su 453 dipendenti conta 108 contratti part-time (di cui solo uno interessa un uomo), mentre Davide Birolini sarebbe pronto a rifiutare. "Ho 29 anni e abito con mia madre, ma due stipendi servono per andare avanti, anche se con un part-time potrei sempre cercare un secondo lavoro". Al Cotonificio Honegger lavora da dieci anni ("e sono uno di quelli che lavora qui da meno tempo, considerando che la maggior parte è assunta da oltre vent’anni") come viceassistente meccanico e punta a cercare un lavoro simile altrove. Al di fuori del Cotonificio e forse anche della Valle.   

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