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La città che non cambia

Stadio nuovo, chi l’ha visto? fotogallery

Mentre la Juve si costruisce la nuova casa, a Bergamo l'idea di un nuovo impianto si ?? nuovamente arenata. Bisogna trovare un luogo adatto, ma nessun paese dell'hinterland ?? disposto a portarsi il calcio in casa. Quanto ai soldi, si potrebbe seguire l'esempio dei bianconeri: un megasponsor che sborsi milioni di euro per appiccicare il suo nome sul nuovo stadio.

La Juventus si costruisce la sua nuova casa e rilancia il tema dello stadio di proprietà. In Italia ne parlano tutti ovunque ma nessuno finora era passato ai fatti, da nessuna parte. I bianconeri invece fanno sul serio: l’impianto sarà pronto nel 2011 e costerà 105 milioni di euro. Non sarà un semplice stadio, ma un centro polifunzionale, che "vivrà" sette giorni su sette. Il campo sarà circondato da spazi commerciali, in linea con il modello inglese (nella foto lo stadio di Leicester): sarà insomma un tempio del calcio ma anche del divertimento e del tempo libero in generale.
In Italia sarà il primo esempio di stadio privato, anzi il secondo. Ci aveva già pensato la Reggiana nel 1994, prima di retrocedere. Una piccola squadra, ben otto anni fa. Questo per dire che il sogno dello stadio nuovo può diventare realtà se c’è la volontà. Proprio quella che manca a Bergamo. Da noi il problema principale è che nessuno vuole portarsi in casa il calcio e tutto quel che ne consegue: difficile trovare un paese dell’hinterland interessato a prendersi una patata considerata bollente. L’ultimo a provarci è stato Grassobbio, ma la gente è subito insorta. Ogni volta il copione è lo stesso, e l’idea viene accantonata sul nascere. Difficile mettere d’accordo tutti, ognuno guarda ai suoi problemi e alle sue esigenze. Ivan Ruggeri e il sindaco Bruni stavano affrontando la questione in maniera concreta, poi il dramma dell’ex presidente ha imposto un brusco stop. Adesso tutto è tornato in alto mare: Atalanta e Albinoleffe continueranno fino a non si sa quando a giocare in un impianto decrepito, scomodo e insicuro.
Eppure, altri sono riusciti a costruirsi una "casa" nuova. La Juve adesso, la Reggiana ieri. I due casi possono fornire esempi interessanti e spunti da seguire. Entrambi i club hanno concesso il nome dello stadio in cambio di un sostanzioso finanziamento dell’opera. Insomma, chi ci mette i soldi appiccica la sua etichetta. Lo stadio reggiano si chiama infatti "Giglio", visto che ad aprire il portafoglio è stata la nota azienda casearia in cambio di una sponsorizzazione decennale. La Juve ha affidato alla Sportfive l’incarico di cercare un’azienda disposta a sborsare 75 milioni di euro per accostare il suo nome a quello dello stadio. Potrebbe funzionare anche a Bergamo, anche con un esborso minore: per costruire la nuova casa dell’Atalanta e dell’Albinoleffe potrebbero "bastare" 60 milioni. Sarebbe un investimento con un ritorno di immagine enorme, anche per il beneficio regalato alla città, finalmente sgravata (il Pgt in fase di discussione ne prevede il trasloco fuori Bergamo) della presenza del decrepito Comunale. La Reggiana lanciò anche una sorta di mega colletta: abbonamenti pluriennali per contribuire al finanziamento dell’opera. Sarebbero disposti i tifosi nerazzurri a una sottoscrizione del genere? Probabilmente sì, se vedessero il progetto di uno stadio bello e accogliente, comodo da raggiungere e da vivere. Il primo passo però, come diceva Ivan Ruggeri, è sedersi tutti attorno a un tavolo e raggiungere un’unità d’intenti finora mancata. A quel tavolo dovrebbero sedersi i due club, il Comune, la Provincia e gli imprenditori interessati. Poi bisognerà far capire ai residenti dell’area individuata che lo stadio può essere una grande chance economica, non solo un fastidio.
Un aiuto potrebbe arrivare anche dallo strumento legislativo: dal 2007 giace in Parlamento un disegno di legge presentato dall’onorevole Mauro Del Bue, volto a semplificare e accelerare l’iter burocratico per chi vuole costruirsi uno stadio tutto suo. Nel testo si prevede che il Comune debba approvare il progetto entro trenta giorni, termine dopo il quale varrebbe il silenzio assenso e quindi il via libera a costruire, grazie anche alla valenza di pubblica utilità dell’impianto, che consentirebbe una variante agli strumenti urbanistici. La Juve ha tracciato la via, ora si tratta di seguirla.

Guarda lo stadio di Reggio e gli impianti gioiello delle piccole squadre inglesi

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