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Genio e sregolatezza

I blackout di Doni e Gabionetta lasciano al buio Atalanta e Albinoleffe fotogallery

Sono i due uomini di maggior classe delle formazioni orobiche, capaci di fare la differenza nel bene e nel male. Il prossimo turno lo vedranno dalla tribuna per squalifica: entrambi si sono fatti tradire dai nervi. E Per Del Neri e Madonna sono guai: saranno costretti a fare a meno della loro fantasia.

I fantasisti, come farne a meno. Appagano il pubblico con giocate sopraffine, anche se talvolta creano grattacapi. Sarà che il sacro fuoco interiore, quello che accende il lume del genio, deve trovare valvole di sfogo. Ed ecco piovere i cartellini, dovuti a gesti di puro nervosismo. Controbilanciati, per fortuna, da lampi accecanti di classe.
Non fanno eccezione Cristiano Doni e Denilson Gabionetta, star del football made in Bergamo che condividono un carattere fumantino. Appiedati da squalifiche rimediate in modo gratuito, nel fine settimana assisteranno alle partite dei compagni dalla tribuna. Il 35enne Cristiano, prestante trequartista dell’Atalanta da sempre di lingua lunga con gli arbitri, con il Lecce ha beccato un giallo calciando il pallone in out a gioco fermo. Era diffidato e doveva starci attento, ma si sa: alla forza insopprimibile dell’istinto non si comanda. E così la Dea a Firenze dovrà fare a meno del suo scorbutico leader. Idem per Denilson, guizzante ala sinistra dell’AlbinoLeffe, dodici anni di meno ma personalità straripante: già ammonito, sabato scorso a Treviso non ha gradito una decisione della giacchetta nera facendosi cacciare ingenuamente. E lasciando i suoi doppiamente nei guai: 1-1 strappato coi denti, e formazione per il Mantova tutta da inventare.
Se è vero che ogni rosa ha le sue spine, due personaggi così sopra le righe sanno comunque come far volare alto i rispettivi undici: invenzioni a go-go, servizi all’uomo smarcato, gol e spettacolo. Doni, nelle sue otto stagioni in nerazzurro, di palloni in porta ne ha messi parecchi: 81 in 211 presenze solo in campionato. Quest’anno è fermo a quota uno, quello alla Samp: ma contro i bluecerchiati s’è visto tutto il fuoriclasse che è in lui, capace di servire assist al bacio anche con tre avversari addosso, come quello a Garics per il 2-1. Un tocco da biliardo che non sfigura davanti alla famosa imbeccata di Pelè per Carlos Alberto nella finale di Messico 1970. Ed è proprio la vocazione per il passaggio (396 riusciti quest’anno) a fare del numero 72 nerazzurro un vero uomo-squadra, al di là delle doti individuali.
E l’imprendibile mancino do Brasil? Innamorato dei colpi ad effetto, nelle precedenti quattro stagioni in Italia si era fatto notare come collezionista di cartellini: a Varese, in C2, rimediò un paio di espulsioni. Ma nella città insubre è ancora vivo il ricordo del suo unico gol, segnato al Mezzocorona dopo aver seminato avversari come birilli. “Gabio” non è un goleador, e in B – dove ha esordito con il Pisa – ha rotto il ghiaccio solo quest’anno con l’Ascoli dopo uno splendido duetto con Ciccio Ruopolo. Ora che ha trovato la giusta collocazione nel 4-4-2 di Armando Madonna, ovvero quella di un esterno che parte a razzo e si accentra, a preoccuparsi sono solo gli avversari. Salvo, appunto, quando va fuori giri e svalvola: dall’inizio del campionato è già al quarto giallo, proprio come Doni.
Due tipi incorreggibili, insomma, ma dai grandi numeri. E pazienza se ogni tanto danno di matto: i supereroi sono così, prendere o lasciare. Difficile trovare sostituti all’altezza, poi: tra Cerci o Defendi e Laner o Ferrari, la patata bollente è sempre in mano al mister.
 

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