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Tutta la saudade di Evair: “Cara Atalanta,ti ho abbandonato troppo presto”

"La gente mi voleva bene, la stampa un po' meno. Troppe critiche, ho resistito finché non ne ho potuto più. E me ne sono tornato in Brasile". L'ex centravanti, in città per la festa della Dea, ricorda le sue imprese con Caniggia: "Che coppia. Ma potevamo fare di più". E rivela: "Ho una bella fattoria in Brasile, l'ho chiamata Atalanta".

"La gente mi voleva bene, la stampa un po’ meno. Troppe critiche, ho resistito finché non ne ho potuto più. E me ne sono tornato in Brasile. Ma per fortuna le cose brutte passano, restano quelle belle". Eccolo qui Paulino Aparecido Evair, 17 anni dopo il suo addio a Bergamo. 
E’ tornato per la Festa della Dea, dove è apparso insieme al compare di un tempo, Claudio Caniggia. I tifosi gli hanno tributato un’accoglienza trionfale, che nemmeno lui si aspettava. Tanto da farlo riflettere su ciò che è stato e che poteva essere: "Visto l’entusiasmo dell’altra sera, adesso penso che forse avrei fatto meglio a restare almeno un altro anno a Bergamo, fino alla fine del mio contratto. Ma allora avevo 26 anni, e non ero mai stato fuori dal mio Paese. A un certo punto ho preferito tornare a casa. E’ stata proprio una gran bella festa. Non mi aspettavo un’accoglienza così calda: c’era veramente tantissima gente…"
Lei e Caniggia, che coppia.
"Davvero. Insieme abbiamo ricordato qualche passaggio, qualche gol. Quello al Milan a San Siro, indimenticabile. A pensarci oggi, dico che forse potevamo fare qualcosa di più: con la squadra che avevamo si poteva anche andare più lontano, sognare un po’ più in là della qualificazione in Coppa Uefa che abbiamo raggiunto. Peccato poi per quelle critiche: ma se guardo questi ultimi 17 anni, non mi sembra che i risultati siano stati tanto migliori dei nostri…"
Ha rivisto anche Mondonico.
"Sì, mi ha fatto piacere. Lui era un allenatore duro, chiedeva molto a tutti. Ma non ti faceva mai mancare le belle parole, l’incoraggiamento".
Tre anni e venticinque gol in nerazzurro. Non l’ha mai cercata una grande squadra?
"In questi giorni mi hanno detto di sì: io non lo sapevo… A quanto pare mi voleva la Roma".
Chi è Evair oggi?
"Faccio l’allenatore e vivo vicino a Campinas, nello Stato di San Paolo, dove ho iniziato la carriera nel Guaranì. In campagna, a Valinhos, ho una bella fattoria con un campo da calcio a sette. Ci gioco con gli amici. Adesso però non faccio più l’attaccante, preferisco stare nel mezzo… Ma vi voglio dire una cosa che non sa nessuno: proprio vicino al campo, in onore del passato, ho messo un cartello. Si vede da lontano, quando arrivi: c’è scritto "Atalanta", è il nome della mia fattoria. Insomma, in questi anni non ho dimenticato. E ne sono passati tanti…"
Durante i quali ha continuato a tifare per la Dea.
"Sempre. Ho sempre guardato le partite in tv, adesso con internet è anche più facile. L’anno scorso ho visto la vittoria a San Siro contro il Milan. Poi contro l’Inter mi è piaciuto Doni: non ho capito bene se faceva l’attaccante o il centrocampista, però ricordo i suoi colpi un po’ brasiliani".
Diciassette anni dopo, nel suo ruolo all’Atalanta c’è un certo Christian Vieri.
"Un ottimo acquisto. Vecchio? Ma no. Quanti anni ha?  Trentacinque? Io sono vecchio, non lui. E’ un grande attaccante, ha giocato partite indimenticabili: sarà utile all’Atalanta". E se lo dice lui, i tifosi possono fidarsi.

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