Mentre a Bergamo, al di là di dichiarazioni di principio e di aspettative miracolistiche, non si muove nulla, a Milano sull’Expo 2015 si sta giocando una guerra senza esclusione di colpi tra il sindaco di Milano Letizia Moratti e il presidente della Regione Roberto Formigoni. Sia l’una che l’altro rivendicano il diritto a guidare tutte le operazioni. Aspettative magari legittime, ma che non mettono un progetto così importante per Milano e per tutta la Regione (Bergamo compresa, ovviamente) sulla buona strada. Il dualismo è aggravato dagli appetiti dei partiti che stanno al governo. Anche qui si rischia di confondere il diritto-dovere di gestire con l’equilibrio connaturato ad una manifestazione che deve essere patrimonio di tutti per poter dispiegare al meglio tutte le sue straordinarie potenzialità.
Dai mondi dell’economia e dagli osservatori più distaccati sono già partiti appelli al senso di responsabilità. All‘Expo 2015 sono affidati progetti (e utopie) importanti. E’ (o può essere), ci si passi il termine, il cavallo di Troia per ottenere quegli interventi strutturali di cui il territorio ha bisogno. I bergamaschi pensano al famoso "treno per Orio", coltivando forse aspettative esagerate. Gli stessi milanesi pensano di uscire da questo evento con radicali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali. Sarebbe davvero sciocco buttar via tutto per una vanitosa rincorsa al posto in prima fila.
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