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La Cgil: “La burocrazia impedisce l’integrazione degli stranieri”

"Le istituzioni hanno organici insufficienti e questo si ripercuote sui tempi di attesa per mettersi in regola come previsto dal decreto flussi - spiega Maurizio Laini - per consegnare tutti i 3.536 documenti disponibili ci vorranno 3 anni e mezzo. E il pacchetto sicurezza del governo non fa nulla per porre rimedio".

La burocrazia rallenta il processo d’integrazione degli stranieri. La denuncia è della Cgil di Bergamo. "Le istituzioni hanno organici insufficienti e questo si ripercuote sui tempi di attesa di risposta alle domande previste dal decreto flussi – spiega il segretario provinciale Maurizio Laini – da gennaio a oggi sono stati consegnati 213 nullaosta, ciò vuol dire che per consegnare tutti i 3.536 documenti disponibili ci vorranno 3 anni e mezzo. In questo modo tantissimi immigrati non possono mettersi in regola, e questo si riflette sul processo d’integrazione e di conseguenza sulla sicurezza. Questi sono dati che si scontrano con la demagogia del pacchetto messo a punto dal governo, che non prevede nulla per snellire queste procedure".
L’organico della Cgil, dice Laini, è superiore a quello di Prefettura e Questura. "In via Tasso ci sono tre persone a occuparsi di stranieri, mentre il nostro ufficio diritti, che assiste gli immigrati nelle questioni burocratiche, conta su 5 dipendenti e 8 volontari – continua Laini – in via Noli invece ci sono 26 addetti a queste pratiche. Un numero comunque insufficiente, che oltrettutto potrebbe essere impiegato in strada se si delegassero queste procedure ai singoli Comuni".
Insomma, la lentezza della macchina statale non danneggia solo i cittadini italiani ma anche gli stranieri che cercano di regolarizzare la propria posizione. "Secondo i dati della Prefettura, le domande presentate sono ben 22.739 – spiega Ivan lazzaroni, responsabile dell’Ufficio diritti – a fronte di 3.441 posti di lavoro assegnati a Bergamo dal decreto flussi. La stragrande maggioranza di queste domande è fatta da imprenditori che necessitano di manodopera o di persone che vogliono regolarizzare i propri collaboratori domestici. Ma questo sistema, nonostante l’impegno del sindacato, si è rivelato disastrosamente inadeguato".
Ai problemi di chi vuole mettersi in regola si aggiungono anche quelli che devono rinnovare il permesso di soggiorno: anche in questo caso occorrono mesi, con il risultato che l’immigrato non può nemmeno tornare al suo paese per un periodo di ferie, pena il rischio di esser considerato un clandestino al suo ritorno in Italia.
"Per questo facciamo un appello ai politici orobici, perché si facciano carico di questa emergenza – conclude Laini – Bisogna superare la schizofrenia del nostro territorio verso la questione immigrati: da una parte viviamo circondati da una cultura ostile allo straniero, dall’altra nessuno come Bergamo ha un numero così elevato di associazioni che si occupano di migranti. Così come esistono fabbriche in cui la metà degli operai è straniera, e aziende in cui si rifiutano gli immigrati per pregiudizio. Ripeto, se non si favorisce l’integrazione di questa gente e delle loro famiglie, è inutile fare tanti bei discorsi sulla sicurezza".

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