Nel corso del primo anno di guerra, il capoluogo isontino ha assunto via via sempre maggior importanza, fino a diventare una meta quasi ipnotica per i comandi italiani: era difesa da due grandi sistemi fortificati, quello del Carso, che era imperniato sul monte San Michele e quello della testa di ponte, sulla destra del fiume, ad ovest, che si basava sui formidabili contrafforti di Oslavia, del Calvario e del Sabotino.