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Altri percorsi, al Sociale “Antigone” di Sofocle

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È “Antigone” di Sofocle il nuovo spettacolo in cartellone per la stagione Altri percorsi. Verrà proposto giovedì 17 e venerdì 18 gennaio alle 21 al teatro Sociale di Bergamo Alta.

Sarà in scena Atir Teatro Ringhiera con un’esibizione della durata di un’ora e trenta minuti senza intervallo.

“Qualcuno afferma che la regia è morta. Per noi, evidentemente, non è così e, anzi, ne sentiamo un bisogno fortissimo, quanto di buoni testi e buoni attori. Qualcun’altro (e sono in molti) afferma che della politica non gli importa nulla: tutti uguali, tutti corrotti e chi non lo è, lo diventerà molto presto. A noi, invece, importa molto. Importa riaffermare in ogni istante un gesto culturale che sappia farsi “politico”.
Gigi Dall’Aglio perché è un maestro, e questo già basta. È uno degli incontri più significativi della nostra formazione personale ed artistica. Antigone perché racchiude dentro di sé tutto il dolore, tutta la contraddizione, tutte le domande (e le speranze) che si sono riversate su di noi all’indomani della decisione comunale di chiudere il Teatro Ringhiera. Era come trovarsi di fronte al corpo di Polinice. Un teatro viene chiuso per ragioni di sicurezza: ma un teatro chiuso è un “corpo” morto abbandonato al degrado del tempo. Dimensione privata e dimensione pubblica in Antigone coincidono e la posta in gioco è altissima: l’inviolabilità di un corpo. Scegliere Antigone e affidarla ad un grande regista significa andare a nutrire la propria coscienza politica, diventare un po’ più consapevoli e dunque meno inermi o manipolabili”.
Serena Sinigaglia
“Il senso contemporaneo di Antigone sta nella natura e nella forma dialettica del confronto.
Non è un confronto tra posizioni di potere. Antigone non offre una soluzione politica alternativa a Creonte, ma è l’annuncio che una tesi politica, maturata nelle regole del pensiero, ed espressa attraverso la sacralità della parola nel momento in cui prende forma nella polis, scopre che la sua compiutezza si manifesta solo grazie alle sue aporie.
Cosa posso chiedere agli attori, alla musica, alla scrittura scenica se non di concorrere, ciascuno con la quota politica che gli compete per rivelare proprio l’origine di questo dibattito che arriva fino a noi ancora irrisolto? È un dibattito sul bisogno devastante degli umani di aggregarsi, di lottare, confrontarsi e di scegliere il proprio destino. Il miracolo è che questo confronto serrato, quando fu creato per il teatro più di duemila anni fa, veniva proposto proprio nel momento storico un cui la società che lo ha espresso dibatteva le tecniche del pensiero, le turbative risposte della filosofia, i meccanismi della dialettica e le forme sociali e politiche del convivere. Sulla scena oggi viene accolta la responsabilità di chi la abita, purché compia lo sforzo di riconoscersi nella parola originaria e di portarla con semplicità e chiarezza al potenziale che quella parola può ancora offrirci quando ci illumina sulla durezza e sull’ambiguità delle prove cui tuttora siamo chiamati.
Con Antigone gli attori possono veramente vivere la consapevolezza che il Teatro si presenta come farmaco contro le tentazioni arroganti che si stabiliscono nel confronto fra regole e tradizione, tra realtà e irrealtà, tra democrazia e altro”.
Gigi Dall’Aglio

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