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Ad Albino in scena “Se questo è un uomo, oggi”

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Sabato 26 gennaio alle 21 all’auditorium Cuminetti di Albino verrà proposto “Se questo è un uomo, oggi”, spettacolo teatrale formativo basato su una rilettura critica di alcuni stralci del romanzo di Primo Levi. L’obiettivo è spiegare a giovani e meno giovani l’ancora attuale dramma dell’olocausto.

Verrà replicato domenica 27 alle 20.45 al Circolo Fratellanza di Casnigo.

Un’esibizione che nasce dall’incontro umano e artistico tra Antonio Russo e Giuliano Manzoni: il primo attore, attivo da anni sul territorio bergamasco e non e impegnato da sempre nel proporre prodotti teatrali sensibili alle tematiche sociali dell’attualità più stringente, svolgendo anche corsi nelle scuole e in spazi aggregativi con finalità sociali di prevenzione del disagio giovanile; il secondo, educatore impegnato da anni in ambito adolescenziale e formatore che si avventura, commentando la lettura di Russo, nel ruolo del narratore che puntellerà i brani più significativi dell’opera di Levi, attualizzandoli tra le vicissitudini della nuova generazione digitale.

Cosa può raccontare oggi il capolavoro di Levi? Quali insegnamenti possono ancora sedurre i suoi lettori? Quale può essere il senso, riportato ai giorni nostri, di un’apocalisse vissuta in terra, a cui l’umanità ha assistito tra impotenza e complicità?
L’assioma sostenuto dalla coppia di narratori è tanto ardito quanto, ad un’analisi più attenta, di ovvia comprensione, ossia che l’azione oppressiva del regime nazista nei confronti degli oppositori, non solo ebrei, si possa considerare, oggi, un mastodontico, incomprensibile e spietato episodio di bullismo ante litteram.

In virtù della presunzione di una superiorità ideologica delirante, attecchita grazie alla propaganda hitleriana, venne perpetrata a milioni di vittime inermi un’offesa abominevole, coincisa per la maggior parte delle vittime con la morte, senza appello, nei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau, Mathausen.

Il significato storico correlato a tale offesa, appare, a maggior ragione oggi, universale, poiché ci restituisce, in primo piano, l’uomo contrapposto all’uomo stesso, prima che un popolo carnefice contrapposto a milioni di vittime.

Manzoni e Russo fanno propria la lezione di Levi che disse, nonostante i giorni di dolore vissuti e raccontati nel lager: “Io credo nella ragione e nella discussione come supremi strumenti di progresso, e perciò all’odio antepongo la giustizia”, rispondendo a coloro che gli domandavano se nutrisse risentimento verso il popolo tedesco di allora.
Nell’epoca odierna delle disuguaglianze, della modernità liquida, del bullismo sociale che si traduce, e ne è solo un dettaglio mediatico, in bullismo tra preadolescenti ed adolescenti, sembra ancora più importante ricordare cosa avvenne concretamente in quegli anni.

Sviscerare la vicenda di straordinaria umanità di Primo Levi, laico ed ateo, si traduce in un richiamo modernissimo al dialogo, alla tolleranza, all’esercizio dell’empatia quali strumenti per riconoscerci tutti esponenti di un’unica “razza” umana, dalle molte e variegate sfumature.

Per ipotizzare insieme altre vie, lontane dalla spirale distruttiva del sovranismo psichico, illuminanti contro l’imbarbarimento nelle relazioni umane che viviamo quotidianamente.

Lo spettacolo prende per mano i giovani, grossolanamente additati come responsabili di molteplici falle della nostra società, a tutti i costi performante, veloce, aridamente produttiva, incapace, in vero, di fermarsi per prendersi cura della propria fragilità, confinandola in chi viene percepito come diverso, debole, inutile. Una sorta di scarto umano, pronto per essere eliminato. Come successe nei lager.

Per avere ulteriori informazioni telefonare al numero 3332382811 oppure inviare un’e-mail ad antonio.c.russo@alice.it

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