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La crisi

Gli operai della Faac: “Presi a calci dall’arcivescovo, ora siamo senza lavoro”

La Faac è un'azienda con 20 milioni di euro di utili eppure ha deciso di chiudere lo stabilimento di Grassobbio lasciando senza lavoro una cinquantina di persone. La proprietaria è la Curia di Bologna, che ha deciso di trasferire parte della produzione in Bulgaria.

“Abbiamo ricevuto un calcio nel sedere da chi predica carità”. La Faac è un’azienda con 20 milioni di euro di utili eppure ha deciso di chiudere lo stabilimento di Grassobbio lasciando senza lavoro una cinquantina di persone. La proprietaria è la Curia di Bologna, che ha deciso di trasferire parte della produzione in Bulgaria dove i costi sono inferiori rispetto all’Italia. Dopo mesi di trattative senza notizie positive, il grido di disperazione di operai e addetti è arrivato fino al palco della Bèrghem fest di Alzano Lombardo. Una decina di lavoratori si è rivolta al popolo della Lega Nord per chiedere aiuto. “Con la curia di Bologna come proprietaria pensavamo di non dover temere per il nostro futuro – spiega una donna -. Ci hanno lasciato a casa con un preavviso di due mesi per delocalizzare in Bulgaria. L’unico obiettivo è guadagnare di più. Ci ritroviamo su una strada senza più un lavoro e ci avevano garantito che avrebbero provveduto a ricollocarci”.

Il segretario provinciale del Carroccio Daniele Belotti ha annunciato che chiamerà subito il vescovo di Bergamo Francesco Beschi per chiedere di intercedere con l’arcivescovo di Bologna. “Vogliamo un incontro con Beschi per chiedere di riservare a queste famiglie lo stesso trattamento che viene garantito ai clandestini – urla dal palco -. Danno un calcio nel sedere alle famiglie bergamasche e poi predicano l’accoglienza. Che nessuno si permetta di dare lezioni di moralismo perché noi siamo quelli che danno l’anima per la nostra gente”.

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