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Infiltrata speciale a londra

Io e le girls del fioretto Lacrime di gioia a quel “l’Italia chiamò”

La nostra infiltrata alle Olimpiadi, Adriana Poli ci racconta le emozioni durante la gara d'oro di Vezzali, Errigo, Di Francisca e Salvatori e al loro orgoglio all'Inno di Mameli.

Girls Power. Il motto di De Coubertin è vero in generale per l’Olimpiade ma non per le ragazze del fioretto che sanno solo vincere.

Dopo le emozioni da ottovolante provate con l’argento di Occhiuzzi, pensavo di aver già ricevuto tantissimo da questa avventura a Londra. Invece avevo sottovalutato l’effetto dell’inno cantato a squarciagola dalle straordinarie donne d’oro in un’arena brulicante di tricolori.

Una miscela di gioia e tensione, orgoglio e vibrazioni magiche si scioglie in un pianto liberatorio sull’ “Italia chiamò”.

Fieri di essere italiani, alla faccia dello spread e di tutto quello che fuori dall’ExCel sembra cospirare contro di noi.

Il secondo dei quattro biglietti prenotati tanto tempo fa mi ha concesso uno spettacolo ancora più coinvolgente, da lasciare senza fiato fino all’ultimo secondo.

E’ strano come la percezione del tempo si dilati o si restringa a seconda degli episodi che ci capita di vivere.

L’attesa prima della finale è parsa eterna, le 45 stoccate che a turno Vezzali, Errigo, Di Francisca e Salvatori hanno messo a segno per conquistare l’oro sono letteralmente volate.

Troppo in fretta, forse, se penso che difficilmente mi ricapiterà di assistere ad una finale olimpica come questa.

Ma la felicità prevale sulla malinconia, troppo bello infilarsi nella metropolitana londinese avvolti nella bandiera italiana come se andare in giro in quello stato con un sorriso ebete stampato sulla faccia sia la cosa più naturale del mondo.

Adriana Poli

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