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Bergamo

Il federalismo demaniale parte da S. Agata cadente: è vera gloria? fotogallery

Nell'ex carcere un hotel: ma nel contratto tra Stato e Comune di Bergamo l'ipotesi albergo è solo l'ultimo paragrafo, perché qui dovrebbero trovare spazio realtà culturali. Intanto si attende la cessione della Montelungo, pure a pezzi.

A caval donato non si guarda in bocca. L’antico proverbio cadrebbe a pennello per l’ex carcere di Sant’Agata, che da pochi giorni è passato dal Demanio al Comune di Bergamo, se non fosse che non serve aprir la bocca al quadrupede per rendersi conto che è zoppo.

Sì, è sempre un dono. Ma sotto il fiocco c’è ben poco.

L’ex carcere di Sant’Agata è decisamente malridotto, un complesso edilizio che rimane in piedi forse solo per i vincoli della Soprintendenza dei beni culturali.

In tempi in cui Palazzo Frizzoni pensa di far cassa vendendo Casa Suardi – edificio di pregio che si affaccia su Piazza Vecchia – in capo al comune arriva Sant’Agata e la cessione viene sbandierata come un prezioso dono. Mentre si annuncia il secondo "regalo": la caserma Montelungo, anch’essa malconcia, al punto che c’è chi propone di raderla al suolo. Invece lo Stato a Bergamo non fa cenno di cedere edifici meglio conservati che sarebbero decisamente più valorizzabili: per esempio il palazzo Lupi. Un po’ ambiguo questo avvio di federalismo demaniale.

Così per riuscire a valorizzare il regalo dello Stato, il Comune decide di realizzare in Sant’Agata un hotel. Questa opzione è sì prevista nel contratto di cessione, ma solo in una postilla dell’ultimo di sette punti.

Sette raccomandazioni di cui le prime sei incentrate: “valorizzazione dei caratteri storici, architettonici, archeologici e, in generale, della valenza culturale del bene, attraverso l’apertura di nuovi spazi pubblici di elevato valore testimoniale”; la "realizzazione di spazi museali dedicati alla esposizione temporanea e permanente di reperti storici e archeologici”; la “realizzazione di un percorso archeologico (…) anche attraverso esposizioni tematiche che si inseriscano adeguatamente all’interno di itinerari turistico culturali della città”; la “valorizzazione di processi di crescita culturale e di forme di apprendimento collettivo”.

La quinta e la sesta prescrizione invitano Palafrizzoni all’apertura “di nuovi spazi pubblici di elevato valore storico, storico-testimoniale (…) creando luoghi di incontro, socializzazione e di crescita culturale” e ancora “attivazione di sinergie culturali significative, anche con il coinvolgimento di associazioni, fondazioni (…) al fine di cooperare nel potenziamento del ruolo culturale del compendio del Carmine e di Sant’agata nell’ambito della Città Alta e del contesto cittadino in genere”.

Arrivati fin qui sembra ben chiara la destinazione che il demanio vorrebbe per il complesso di Sant’Agata donato al Comune di Bergamo.

Se non fosse che al punto “g”, ovvero la settima disposizione, al secondo paragrafo sia stato aggiunto quanto segue: “anche attraverso la realizzazione di una struttura turistico-ricettiva integrata da spazi congressuali e da spazi destinati ad attività specializzate e qualificate e la creazione di servizi correlati funzionali al sistema socio-culturali e ricreativo esistente”.

Ed è qui, su questo paragrafo del punto “g” che la fantasia politica, pari solamente a quella dei fumetti, ha intravisto nel futuro del complesso di Sant’Agata un albergo stellato in grado di rimpinguare le esigue tasche di palazzo Frizzoni. E come esigono i migliori fumetti c’è anche la nuvoletta dei pensieri che ipotizza l’intervento di un privato che, con gesto generoso, apra il proprio portafogli e trasformi i quattro mattoni in un resort.

Se il gioco è la politica degli annunci ci permettiamo di rilanciare con la caserma Montelungo che potrebbe diventare un centro commerciale, Palazzo Lupi in via Tasso un centro benessere e la Torre dei quattro venti in Autostrada un ottimo pilone da ricoprire di cartelloni pubblicitari. Insomma la fantasia non manca, siamo italiani e pure creativi. Ma in un attimo di realismo ci permettiamo di dire al Demanio di regalare gli edifici quando sono ancora in buono stato e utilizzabili. Se invece il federalismo demaniale è una stazione ecologica per i relitti urbani possiamo anche permetterci di rinunciare al “pacco”. E come avviene per “Affari tuoi”, un giochino televisivo ormai quotidiano, possiamo tranquillamente dire: “Rinuncio e vado avanti”.

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