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Regione

Formigoni avverte la Lega: se salta la Lombardia, saltano Piemonte e Veneto

Il governatore, tornato nel mirino della magistratura per lo scandalo delle firme false, manda un aut aut al Carroccio e risponde piccato alle parole di Salvini: “Il tagliando ce lo facciamo reciprocamente in giunta ogni mese”

“Continueremo a lavorare insieme alla Lega in Lombardia, Veneto e Piemonte fino al 2015, ma se salta una regione, saltano anche le altre, ma nessuno è intenzionato a farlo”. Non usa mezzi termini il governatore Roberto Formigoni, che, in un comunicato congiunto con i capigruppo Pdl di Lombardia, Veneto e Piemonte, manda un aspro avvertimento alla Lega.

Dopo la tregua armata in Consiglio regionale e le parole del neo segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini “Faremo il tagliando mensile al governatore”, alle quali Formigoni ha risposto “il tagliando ce lo facciamo a vicenda in giunta ogni mese”, il rapporto tra il Carroccio e il Pdl rimane tesissimo.

Tensione che traspare anche dalle parole del vice governatore, il leghista Andrea Gibelli: “ Non sia un modo per tirare a campare o per indicare scadenze, devono essere messi al primo posto i contenuti”.

Intanto la magistratura torna ad occuparsi dello scandalo delle firme false per le regionali 2010, denunciato dal radicale Marco Cappato, con la richiesta di rinvio a giudizio del presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. L’opposizione va all’attacco, chiedendo che si dimettano entrambi. Podestà di difende, dicendosi sicuro che la verità verrà a galla sulla la sua innocenza, anche se ammette che non sa se le firme sono vere o false.

Il suo nome è stato fatto dalla ex viceresponsabile dell’ufficio elettorale Pdl, Clotilde Strada, ora assistente di Nicole Minetti. “Non capisco il perché di questo cambio di versione” aggiunge Podestà, che dice di non sentirsi un capro espiatorio, nonostante il silenzio “assordante” dei dirigenti Pdl e in particolare del coordinatore regionale Mario Mantovani. Solidarietà che gli viene espressa da Formigoni che però aggiunge “È evidente che non sono io il responsabile della raccolta delle firme, ma il partito”. E in quel periodo il coordinatore del partito era proprio Guido Podestà.

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