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Corte costituzionale

Aborto: salva la “194” la questione di illegittimità per Consulta è inammissibile

La legge 194 che regolamenta l'aborto non si tocca. La Consulta ha inbfatti dichiarato manifestamente inammissibile, la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4 della legge n. 194.

La legge 194 che regolamenta l’aborto non si tocca. La Consulta ha inbfatti dichiarato manifestamente inammissibile, la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge n. 194.

La Corte Costituzionale era stata chiamata in causa a seguito di un incidente di costituzionalità sollevato da un giudice tutelare di Spoleto nell’ambito di un dibattimento che coinvolge una minore intenzionata a interrompere la gravidanza senza coinvolgere i genitori nel suo proposito.

L’articolo studiato dalla Consulta stabilisce che per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, "la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito" può rivolgersi a un consultorio".

Il giudice tutelare ha però sollevato incidente di costituzionalità partendo da un pronunciamento della Corte di giustizia europea in materia di brevettabilità dell’embrione che definisce l’embrione come "soggetto da tutelarsi in maniera assoluta".

Quindi la minore età della ragazza non era la questione in ballo.

Insomma i giudice avrebbe rilevato un contrasto rispetto a quanto indicato dalla Corte europea per i diritti dell’uomo sulla tutela assoluta dell’embrione umano.

Secondo il giudice la facoltà prevista dall’articolo 4 di procedere volontariamente all’interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento comporta, infatti, ”l’inevitabile risultato della distruzione di quell’embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto”.

In discussione non era il diritto della minore ad abortire, poiché la norma in esame ha in realtà valore e ricaduta ben più ampia sul diritto stesso della donna di scegliere se portare avanti o meno la gravidanza.

Molte le polemiche che si stavano susseguendo da giorni, rinnovando una battaglia che si consuma da quarant’anni.

Sui social network il dibattito ferve a tal punto che in poche ore l’hashtag #save194 è balzato in testa ai trend degli argomenti più ‘twittati’. Nel dibattito è intervenuto anche Roberto Saviano, che con un tweet ha lanciato un appello: ”Salviamo la legge 194. Salviamo il diritto che le donne hanno di scegliere”.

Il 5 giugno scorso la Consulta di Bioetica onlus ha dato avvio alla campagna ”Il buon medico non obietta’‘. Secondo il ministero della Salute, infatti, i medici obiettori di coscienza sono 7 su dieci e sono aumentati negli ultimi anni. L’8 giugno l’AIED e l’Associazione Luca Coscioni hanno inviato ai presidenti di tutte le regioni italiane 5 proposte ”volte a garantire i due diritti previsti dalla legge: quello delle donne ad interrompere la gravidanza e quello dei medici obiettori”.

1) Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;

2) Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;

3) Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di Ivg;

4) Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;

5) Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di Ivg sono scoperti.I dubbi sul giudice che ha fatto ricorso

Secondo il bioeticista e magistrato Amedeo Santosuosso ”non è vero che la Corte europea stabilisce la piena soggettività dell’embrione. Nelle sue sentenze invece ha sempre avuto una posizione oscillante, lasciando ampio margine di apprezzamento alle leggi nazionali sull’aborto. Non vi è margine – prosegue – per una prospettiva diversa da quella disciplinata dalla legge 194: il bilanciamento tra il diritto dell’embrione e quello della madre – chiarisce – è stato infatti alla base della prima sentenza della Corte Costituzionale del 1975, che aprì la strada all’aborto in Italia, ed è alla base della 194”. 

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