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In provincia

Consiglieri sul piede di guerra: nessuno confermato dal Pdl

Una telefonata del coordinatore Saffioti e l'annuncio a tutti e 18 i consiglieri Pdl in Via Tasso: non ti ricandideremo. Amarezza, rabbia, voglia di sponsorizzare altre liste, ma anche di restare dentro il partito per fare opposizione dura: cos?? reagiscono a caldo i consiglieri defenestrati.

Si azzera tutto. E si ricomincia daccapo. Questa la scelta del vertice del Popolo della libertà, il quale ha stabilito che nessuno dei consiglieri provinciali uscenti (sono 18) sarà ricandidato nei collegi della Bergamasca. La notizia, che molti temevano, qualcuno forse auspicava, è stata confermata dal coordinatore Carlo Saffioti che ha chiamato uno a uno i 18 consiglieri eletti 5 anni fa in Forza Italia e Alleanza nazionale per annunciare la decisione venuta dal Pdl nell’ottica di promuovere forze e facce nuove.
Comunicazione che ha deluso quanti speravano in un nuovo mandato, o almeno in una chance per un nuovo mandato. "Cosa devo dire? Che sono amareggiato e che anni di lavoro fatto seriamente e apprezzato da tanti non mi sembrano un segnale di vecchiaia, anzi – è il commento di Marco Salvi eletto nel collegio 29 di Sorisole-Ponteranica -. Non mi piace questa logica che parla solo di cambiamenti. Cambiamenti che voglio proprio vedere se saranno per tutti, assessori compresi. Da quattordici anni sostengo il partito, mi avevano anche chiesto di candidarmi nella lista Bettoni e ho detto no. Questo il premio. Per ora provo un grande disagio".
Lo stesso disagio che denuncia Maurizio Testa, eletto nel 2004 nel collegio di Osio Sotto: "La loro spiegazione non mi convince, sono certo che hanno voluto semplicemente buttar fuori tutti quelli che sostenevano Mario Gandolfi e Marco Pagnoncelli, i due segretari uscenti e sconfitti del Pdl. E’ una scelta correntizia che non  fa il bene del partito perché voglio proprio vedere come reagirà il territorio quando si vedrà calare dall’alto un candidato magari semisconosciuto. Io intanto sto facendo delle riflessioni: non so dove mi porteranno. Ma non pensino che gli uscenti lascino il partito nelle loro mani: ci staremo, per fare opposizione e cambiarlo dall’interno".
La fronda che si annuncia è anche legata all’orgoglio degli uscenti, la cui esclusione potrebbe essere vista come un segnale di incapacità o, al contrario, di eccessivo sostegno al troppo autonomo Valerio Bettoni. E a questa lettura loro proprio non ci stanno. Non ci sta Paolo Ferrari, azzurro che rimprovera il periodo in cui sono state effettuate tali scelte importanti: "Le decisioni andavano prese molto prima o subito dopo le elezioni: adesso si creano tensioni interne che faranno male al partito lo penalizzeranno sul versante dei voti. Certo, c’è chi ha deciso di obbedire prima a Ettore Pirovano che ha chiesto un ricambio totale e poi al ministro Mariastella Gelmini che ha invitato a mostrare facce nuove. Scelte non nostre e scelte tardive che porteranno qualcuno a andare con la lista Bettoni o comunque a sostenerla senza fare campagna per il Pdl".

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